Un facoltà all’avanguardia per preparare i medici del domani

Intervista a Giovanbattista De Sarro Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro

Presiede da qualche anno una facoltà universitaria relativamente giovane, ma che è stata capace di guadagnarsi in poco tempo un buon credito accademico e, soprattutto, la fiducia degli studenti calabresi che ne affollano le aule dei vari corsi di studi. Parliamo di Giovanbattista De Sarro Preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università Magna Graecia di Catanzaro. Il “numero uno” della struttura universitaria catanzarese è stato a Cosenza nei giorni scorsi per intervenire al corso “Focus on epilessia ed emicrania diagnosi e trattamento” realizzato nella sala degli specchi della Provincia di Cosenza con la direzione scientifica di Antonio Siniscalchi. Per L3 l’occasione giusta per parlare della “sua creatura” universitaria ma anche per affrontare i problemi della sanità calabrese dal punto di vista di un illustre accademico.
Dott. De Sarro parliamo della Facoltà che presiede, perchè un aspirante medico dovrebbe sceglierla per la sua formazione universitaria?
“Perchè riteniamo sia valida sotto tutti i punti di vista. Mi riferisco ai percorsi di studi, ai docenti ed alla struttura. Con l’inagurazione del campus di Germaneto, inoltre,  lo studio e la didattica non sono scisse dalle attività di ricerca. I nuovi spazi, infatti, grazie al collegamento fisico tra i luoghi della didattica e quelli della ricerca, rappresentano il modo più efficiente e produttivo di fare scienza e ricerca oggi. Una modalità operativa che, negli ultimi anni, premia la qualità raggiunta dall’Ateneo del capoluogo calabrese”.
Eppure a Cosenza, in molti vorrebbero una facoltà di Medicina e Chirurgia all’Unical. Lei cosa ne pensa?
“Io mi chiedo cosa serva investire tanti denari per duplicare qualcosa che esiste a soli 100 chilometri di distanza. La parola d’ordine di questi ultimi anni è la razionalizzazione dell’offerta didattica e, purtroppo, i tagli continui al sistema universitario. In un contesto del genere, mi sembra irrealistico ed soprattutto inutile un’operazione di questo tipo. Credo che il sistema universitario calabrese, per come a dire il vero comincia seriamente a fare, debba concentrarsi sulla sinergia. In questa maniera si affronta meglio la difficile sfida che le università sono chiamate a svolgere per il futuro”.
Parliamo adesso di sanità, che giudizio s’è fatto di quella regionale?
“Deve crescere e migliorare ulteriormente, ma stiamo attenti a giudicarla troppo negativamente. Esistono eccellenze importanti che forse hanno il solo limite di essere conosciute poco. Per il resto bisogna ragionare in maniera scevra da condizionamenti politici ed allora potrebbe farsi un significativo passo avanti”.
A cosa si riferisce in particolare?
“Le faccio un esempio. In calabria esistono tanti ospedali che non possono essere toccati e che costano più di quanto effettivamente rendono in termini di assistenza sanitaria di qualità. Io non dico assolutamente di chiuderli, ma di convertirli in maniera intelligente. Bisognerebbe specializzarli ed offrire in questa maniera servizi d’eccellenza. I livelli occupazionali sarebbero salvaguardati ed i calabresi saprebbero dove rivolgersi per ottenere la migliore assistenza. Bisogna fare uno sforzo e ragionare in termini meno localistici pensando alla sanità regionale nel suo complesso”.
Questo permetterebbe di ridurre i fenomeno dei “viaggi della speranza” che rimane la cartina al tornasole di una sanità che funziona male?
“Quelli, a dire il vero, sono già diminuiti. In neurologia, psichiatria, oncologia e cardiologia interventistica registriamo una significativa flessione dei pazienti che vanno a farsi curare  oltre regione. Naturalmente bisogna fare di più offrendo servizi migliori ed anche , mi permetta, facendo uno sforzo nella comunicazione delle cose che vanno bene e che non devono cadere nel calderone di chi sostiene che tutta la sanità della Calabria sia irrimediabilmente  da buttare, Non è così. Abbiamo professionalità e strutture di primo livello”.
Torniamo all’aspetto formativo. Oggi come si prepara un buon medico?
“Guardi la preparazione universitaria è di buon livello, poi, naturaleme, spetta al medico tenersi al passo con i tempi. Abbiamo bisogno di una formazione continua di alto livello posta in essere da pochi e, qualificatissimi, soggetti. In questa maniera si fa un bene ai Professionisti ma, indirettamente, a tutti i calabresi”.

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