Lotta al Piede Diabetico: migliaia di calabresi mutilati ogni anno

Ogni anno migliaia di calabresi ricevono l’amputazione di un arto a causa dei nefasti effetti del diabete. Un dato allarmante di cui si parla troppo poco. Lo Studio Quadri del 2003, ha evidenziato che in Calabria, su 83 mila paziente diabetici, il 3% andava incontro ad amputazione. Solo in quell’anno ben 2490 persone hanno ricevuto un’amputazione, con enormi costi diretti ed indiretti legati allo scadimento della qualità di vita. Dal 2003 ad oggi, poco è cambiato. Poiché non è mutato il modo d’affrontare questa patologia, meglio nota come “Piede diabetico”. Enormi ritardi organizzativi e di “approccio” globale alla malattia annullano quasi del tutto i benefici che pure il progresso medico potrebbe arrecare ai diabetici che hanno questo problema.
Si rende necessario, quindi, costituire una vera “ task force” che, tenendo conto dei dati epidemiologici, si adoperi a far si che si riduca, al massimo, il numero delle amputazioni. In Italia, grazie alla fattiva operosità dell’Associazione Medici Diabetologi e alla Società Italiana di Diabetologia, si è costituito, da più anni, un “network” che raggruppa tutti i Centri Italiani che si occupano di Piede Diabetico ( sito web: aemmedi.it- gruppi interassociativi). Questo gruppo di studio ha il compito non solo di aggiornare tutte le figure professionali ma cerca, anche, di sensibilizzare le Istituzioni, che si occupano di Sanità, a questa importante complicanza del diabete.
Anche nella nostra Regione, come già detto, il numero di amputazioni non traumatiche, nella popolazione diabetica, risulta essere elevata e, pertanto, si rende necessario una forte sensibilizzazione verso gli operatori sanitari e verso tutti coloro che amministrano la Sanità.
Il nostro Centro, a Paola, promuovendo attività di formazione continua, per Diabetologi, Infermieri e Podologi provenienti da tutta la Regione, ha fatto si che, in tutta la Calabria, nascessero degli Ambulatori di 1° livello con il compito di fare prevenzione primaria e, in molti casi, anche secondaria. Sono nati, così, degli ambulatori specializzati sul piede diabetico a Castrovillari, Vibo Valentia, Soverato, Reggio Calabria e Locri. Si è costituita, insomma, una rete attraverso la quale il centro di 1° livello non solo è adibito ad uno screening a tappeto sulla popolazione diabetica afferente a quel centro ma, per casi più complicati, demanda al centro di 2 e 3 Livello.
Manca ancora un serio coordinamento, e questo non per mancanza di volontà dei medici ma per carenza strutturale e perché, a livello di gestione sanitaria Regionale, non c’è stata mai una verifica profonda della prevalenza di questa complicanza e del suo costo e, quindi, una progettazione fatta di percorsi ed obiettivi legalizzati che potessero mettere gli operatori sanitari nelle condizioni di uniformarsi ad una attività di prevenzione che le Linee Guida Nazionali ed Internazionali codificano.
Il Congresso Interregionale sul Piede Diabetico, che si terrà a Paola, il 17-18 e 19 giugno prossimo, vuole affrontare proprio questi ultimi aspetti e favorire non solo la nascita di una rete che abbraccia tutto il Centro-Meridione (al fine di evitare la così detta migrazione sanitaria), ma anche riuscire a sensibilizzare gli organi istituzionali a trovare una sorta di documento di consenso che porti alla istituzionalizzazione di centri di riferimento regionali d’eccellenza adibiti, specificatamente, alla prevenzione, diagnosi e cura del piede diabetico.
Se si riesce a centrare questo obiettivo, c’è da guadagnare tanto: da parte, innanzitutto, del paziente, poi delle Amministrazioni ed, infine, degli operatori sanitari.
E’ bene, infine, ricordare che il trattamento del piede diabetico coinvolge una equipe multidisciplinare, dal diabetologo, al radiologo, al microbiologo, all’ortopedico, al chirurgo vascolare, all’infermiere, al podologo. E proprio riguardo a quest’ultima figura, voglio concludere affermando che il podologo, nell’ambito dell’ambulatorio specializzato del piede diabetico, svolge un ruolo estremamente importante, sia nella cura che nel settore della riabilitazione. La regione Calabria sforna, ogni anno, diversi laureati in Podologia dall’ateneo di Germaneto; che fine fanno questi podologi? Si sa che tale figura è istituzionalizzata ma, al momento attuale, nessuna figura di podologo è stata mai legalizzata negli ospedali calabresi. Il Congresso di Giugno affronterà anche questa problematica attraverso una sessione parallela.

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