L’Ordine dei Medici spegne cento candeline

Si sono ufficialmente concluse le celebrazioni per il primo centenario degli Ordini delle professioni sanitarie: convegni, seminari, mostre e un libro scritto a più mani (tra gli autori il costituzionalista Giovanni Maria Flick, l’accademico Elio Guzzanti, il sociologo Ivan Cavicchi, lo storico e filosofo della medicina Giorgio Cosmacini). Ne ha parlato il Presidente Amedeo Bianco.
Presidente, cento anni sono un bel traguardo. Fa più effetto guardare indietro o pensare a che cosa riserva il futuro?
«È vero, le pagine più importanti sono quelle che devono ancora essere scritte. Ma ripensare al passato significa anche capire la strada che si è percorsa e ricordare i valori che hanno guidato la professione nel suo cammino. Valori di grande significato civile e sociale».
E oggi?
«Oggi prosegue lo sforzo della professione per essere vicina alla collettività. È un impegno che si può sintetizzare in tre punti: continuare a garantire la qualità dell’atto medico, attraverso il costante aggiornamento della conoscenza scientifica; rispettare i valori in cui si riconosce la società civile, dalla privacy alla dignità della persona; infine, assicurare la stabilità economica e sociale della collettività, che passa anche attraverso la sostenibilità del sistema sanitario».
Il presente dei medici, tuttavia, sembra dominato da un’incertezza alimentata da cambiamenti epocali: Internet, la sanità elettronica. Qual è la sfida che la preoccupa di più?
«Non c’è nessuna sfida. Il fatto è che ciò che caratterizza la modernità è la complessità e la chiave consiste non nel cercare di “sciogliere” questa complessità in una serie di concetti elementari, ma nel cercare di governarla. Il nostro compito dovrà essere quello di aprire opportunità di confronto e cooperazione con i cosiddetti protagonisti del sistema, dai cittadini ai politici ai media».

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