L’inchiesta / La guardia medica: un presidio insostituibile ancora troppo poco considerato

È un servizio sanitario di base assolutamente essenziale. Spesso l’unico punto di riferimento per tanti pazienti bisognosi d’assistenza. Ci riferiamo al medico di Continuità Assistenziale. Ex guardia medica per intenderci. Abbiamo parlato di questa importante figura, spesso poco considerata nei dibattiti sulla riorganizzazione sanitaria, con il Dott. Vito Elia. La sua è la testimonianza di chi, quotidianamente, affronta i problemi di questa categoria. “I principali problemi del servizio di Continuità Assistenziale – spiega il dott. Vito Elia – sono rappresentati dalla difficoltà dell’approccio clinico al paziente stesso per mancanza di continuità col medico di medicina generale, ad esempio sarebbe utile trovare a domicilio del paziente una scheda aggiornata sulle sue condizioni cliniche per poter inquadrare al meglio il singolo caso e intervenire.
Altro punto saliente è quello che riguarda la sicurezza dei medici e delle sedi. Quello di medico di guardia è un lavoro usurante, con turni di almeno 96 notti l’anno, ma nonostante abbia tutte le caratteristiche di lavoro usurante non è stata ancora riconosciuta tale condizione. Inoltre non esiste garanzia per il medico di lavorare in sicurezza, basti pensare alle numerose aggressioni subite dai medici di guardia, di cui più della metà interessa donne medico”.
Tanti sacrifici, dunque, per svolgere questo lavoro?
Quello del Medico di Famiglia o della Guardia Medica è un lavoro caratterizzato dalla “solitudine”, manca il confronto, indispensabile per la crescita, con i colleghi e le altre figure professionali.
La medicina di base è il primo filtro per il paziente ma tutti si rivolgono al pronto soccorso, quindi non funziona?
Il lavoro del medico di medicina generale è molto cambiato nel corso degli anni, si è passati ad una eccessiva burocratizzazione con la conseguente perdita di quel rapporto diretto e continuativo con il paziente che rappresentava il punto cardine di questo ambito della medicina. Per il paziente, ormai, rivolgersi al medico di base o al medico sconosciuto del Pronto Soccorso rappresenta da un punto di vista fiduciario la stessa cosa. Inoltre i pazienti sono spesso ossessionati dai media, che spesso per ignoranza di base o tornaconto di categoria, tendono a fare cattiva informazione; un esempio lampante è la “bolla” mediatica dell’influenza H1N1.
Si parla di carenza di medici. Il numero chiuso nelle facoltà di Medicina è stato un bluff?
Non credo si possa parlare di un bluff. Il problema, a mio parere, risiede nel blocco delle assunzioni. Basti pensare ai numerosi precari assunti a tempo determinato nelle varie aziende ospedaliere della Regione Calabria che rischiano di non vedersi rinnovare il contratto.
Come vede la riorganizzazione sanitaria della base assistenziale?
All’evoluzione dei bisogni assistenziali, numero crescente di ultrasessantenni con malattie croniche (tumori, diabete, malattie cardiovascolari, osteoarticolari e neurologiche), il medico di base isolato nel suo studio non è più in grado di rispondere. Ne deriva che solo la sinergia tra le varie figure professionali, dal medico all’infermiere all’operatore sociale, possa rappresentare una valida risposta. È in questo contesto che si inserisce il discorso di “Casa della Salute”, un luogo aperto h24 con la presenza costante di medici e infermieri dove poter effettuare gli esami diagnostici più comuni, penso all’ecografia ad esempio, e le visite specialistiche più frequenti e poter formulare una cartella clinica elettronica che consenta la pronta disponibilità dei dati del paziente in qualsiasi ora del giorno e della notte. L’obiettivo da perseguire e da raggiungere è quello di offrire un servizio di qualità al paziente e restituire al medico la sua professione.

1 comment

  • Redazione
    10:39

    La società italiana è schizofrenica perchè lo è la sua classe dirigente. Lo si vede dai contrastanti proclami e comportamenti che dice ed assume. Quando poi tali comportamenti vengono incarnati in ambiti che in maniera diretta influiscono sulla salute, ergo, sulla qualità della vita nel suo significato più pregnante, il fatto va a determinare eventi di gravità inaudita.

    L’intervista che va a costituire questo post, delinea i drammatici contorni del grottesco scenario in cui da un lato, la classe dirigente afferma di volèr tutelare la salute dei cittadini, dall’altro l’attuale policy di ottimizzazione della spesa sanitaria lascia intravedere conseguenze di segno opposto.
    L’affollarsi costante dei reparti di pronto soccorso sta rendendo i servizi sempre meno efficienti, edi medici sempre più nevrotici.
    Non resta che augurarsi l’inversione di tendenza a pertire dalle prossime elezioni. Chi scrive (ahilui) mentalmente e malinconicamente si sente in empatia con Lucio Dalla.. in una canzone che parla dell’anno nuovo.

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