Intervista al Presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri

Mettere mano alla sanità regionale, con urgenza e privilegiando merito e soluzioni innovative che vadano nella reale direzione dei bisogni della collettività. Ha naturalmente le idee molto chiare il Presidente dell´Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Cosenza, Dott. Eugenio Corcioni, che nel focus a lui dedicato da L3 traccia un quadro a 360 gradi della sanità calabrese.
Presidente Corcioni, spesso la sanità in Calabria è oggetto di forti critiche. Quali sono secondo lei sono i suoi mali peggiori?
Guardi nessuno nega che ci siano dei grandi problemi. Ma su questo argomento spesso si fanno dichiarazioni demagogiche, si attribuiscono colpe e responsabilità ai singoli con grande superficialità, si sbatte il “mostro” in prima pagina, senza fare valutazioni approfondite che esaminano i reali limiti del sistema.
Facciamo un esempio?
Pensiamo al dibattito sugli ospedali. Tutti o quasi sono concordi che sia necessario costruirne di nuovi e razionalizzare l’offerta sanitaria, aumentando l’efficienza e diminuendo gli sprechi. Ma non si può semplicisticamente affermare che si deve chiudere quella o questa struttura. Sono frasi ad effetto, spot promozionali di questo o quel politico che, pure, spesso determinano allarme sociale, paura nelle popolazioni di essere privati di un presidio ospedaliero che è, a torto o a ragione, punto di riferimento di un territorio. Se si desidera intervenire seriamente, bisogna pensare alla costruzione di percorsi d’assistenza sanitaria alternativi che rendano accettabili i tagli. Offrendo supporti concreti e ben aderenti alle esigenze di un’area, operazioni di razionalizzazione dell’offerta sanitaria andrebbero concertati attraverso le istanze delle comunità locali. Penso a modelli extraospedalieri adattati alla realtà regionale. Una sorta di vestito cucito su misura alle esigenze peculiari della Calabria che, al suo interno, presenta grandi differenze da zona a zona. Un progetto regionale serio che interviene sulle situazioni locali con intelligenza, ma che è anche capace di uno sguardo d’insieme, per esempio, uniformando l’attività delle Aziende ospedaliere secondo linee e direttive comprensibili ad operatori ed utenti.
Come si realizza una cosa del genere?
Ci vuole un motore forte che determina questo cambiamento: un dipartimento della salute che entri nello specifico dei problemi, si confronti con gli operatori, programmi nei dettagli l’offerta sanitaria e che sia in buona sostanza affrancato dall’ingerenza politica. Inoltre bisogna investire sulle risorse umane, motivando il personale, rendendolo partecipe del cambiamento. Pensiamo al fenomeno dei sottoccupati o inoccupati nella sanità. Agli imboscati a vario titolo. A quanti non lavorano per come dovrebbero, anche perché, va detto, non sono messi nelle condizioni di farlo.
E’ ottimista che il Governo regionale possa mettere mano a questa materia con risultati positivi?
Sono moderatamente ottimista, anche perché la situazione è così disastrosa che è difficile fare peggio. Mi fa ben sperare anche l’attenzione che questa Giunta regionale, sin da subito, ha mostrato verso questo settore ritenendolo prioritario per la buona riuscita della sua azione di Governo. Certo adesso bisogna cominciare a passare ai fatti mettendoci mano con serietà ed intelligenza. Questo si può fare anche liberando la sanità dal giogo politico. Un fenomeno che è presente in tutta Italia ma che in Calabria ha raggiunto livelli ormai intollerabili sia per chi opera nella sanità sia per i cittadini che, poi, subiscono sulla loro pelle scelte non meritocratiche.
Pensiamo alle nomine fatte con incarichi discrezionali, un vero festival che ha raggiunto livelli assolutamente non accettabili. Queste cose non devono ripetersi se realmente si vuole dare un segnale bisogna spezzare vecchie logiche clientelari o, quantomeno, riportarle in un alveo di accettabile decenza.
A questo proposito il recentissimo commissariamento da parte del Governo centrale della Calabria nel settore Sanità immagina un modello al momento indecifrabile: si nomina come Commissario il Presidente eletto ma lo si affianca, unico caso in Italia, dalla Guardia di finanza a differenza di altre Regioni dove sono stati scelti dei sub-commissari tecnici. A caldo mi sento di poter dire che questa scelta di affiancare la Guardia di finanza come calabrese la considero uno schiaffo a tutti, forse meritato ma penso e spero comunque sia una schiaffo salutare. La Guardia di finanza non può avere compiti gestionali, non è la sua funzione, non è nelle sue capacità, se non si organizza una squadra seria di tecnici, la sola presenza della Guardia di finanza potrebbe determinare solo un ingessamento del sistema per cui anche quel poco che funziona si potrebbe fermare, se si riuscirà invece ad organizzare una squadra giovane di nuove competenze la presenza della Guardia di finanza potrebbe svolgere un ruolo di appoggio, decisivo dove imperversa il malaffare e/o il clientelismo strutturale!
Presidente, ma le luci di questa sanità regionale, esistono, oppure è tutta da buttare via?
Certo che esistono, e “salvano” una situazione che altrimenti sarebbe completamente allo sfascio. Mi riferisco a decine e decine di operatori della sanità che in silenzio, ed a fronte di sacrifici personali enormi, raggiungono livelli più che adeguati. Potrei citare tanti reparti ospedalieri dove questo succede. Sono professionalità encomiabili che centrano risultati di assoluto rilievo nel completo anonimato supportati, sovente, da un altissimo spessore morale ed etico. Mi piacerebbe un sistema sanitario capace di premiare queste persone di attribuire loro tutte le gratificazioni che meritano.
Da Presidente di un Ordine importante, quindi da un osservatorio privilegiato, come ritiene sia cambiata la Professione?
Il numero chiuso ha trasformato non di poco la situazione.
Permangono, però, sacche di precariato che sono ancora troppo numerose e che vanno assolutamente risolte. Ad un giovane, però, dico ancora che vale la pena di studiare medicina perché rimane una professione straordinariamente bella con alti contenuti di spessore civile e morale superiore a molte altre.
Presidente, che idea s’è fatto della Formazione continua?
Indispensabile, perché un medico deve sempre studiare e tenersi aggiornato. Però la obbligatorietà della formazione non deve trasformare questa attività in una sorta di creditificio. Anche la formazione deve adeguarsi e crescere, essere di grande qualità e magari essere aderente ad un piano sanitario più ampio che abbia una sua logica formativa. Anche in questo caso, poi, entra in gioco il merito. Se c’è un sistema capace di premiare la mia maggior conoscenza, allora cresce la formazione perché l’aspettativa dell’offerta formativa è alta. Torniamo in fondo sempre allo stesso concetto di premialità e meritocrazia che sono elementi capaci davvero di far compiere il grande salto di qualità in direzione dei bisogni e delle legittime aspettative dei cittadini.

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