Formazione del personale della scuola e democrazia: un problema centrale

Le  discutibili  politiche di consistenti tagli e  restrizioni di bilancio per la scuola e per l’università inducono ad ulteriori riflessioni  intese a rilanciare la centralità del sistema di istruzione  per lo sviluppo della democrazia nel nostro paese e, in particolare, nel mezzogiorno.
Recentemente il ministro Gelmini ha annunciato la riforma, da tempo progettata e proposta da una commissione di esperti,  sulla formazione iniziale  dei docenti. Come è abbastanza noto, si tratta  di una formazione universitaria  a ciclo unico quinquennale per i docenti della scuola d’infanzia e primaria con il corso di laurea in scienze della formazione primaria; di una laurea magistrale specifica per i docenti della scuola secondaria di primo grado; e, infine, di una laurea magistrale e un anno di tirocinio attivo formativo con almeno 475 ore di ore in classe per i docenti della scuola secondaria di II grado.
Sulla struttura complessiva di questa annunciata riforma, contenuta in un regolamento ministeriale, che necessita ancora di essere perfezionata dai pareri previsti dalla normativa per essere varata definitivamente, vorrei tornare in seguito con un discorso analitico sui dettagli dell’impianto normativo e culturale. Un’unica considerazione su questo primo punto. Si parla di “numero chiuso per le assunzioni” e cioè di adeguare l’organico disponibile nel sistema scolastico regionale al numero di posti messi a concorso nelle relative strutture universitarie della medesima regione.
A parte la considerazione che, con una persistente politica dei tagli l’organico sarà sempre più compresso, bisogna dire che, se si terrà conto dell’organico disponibile a livello regionale per assegnare posti a concorso nelle strutture universitarie, le università del mezzogiorno che da anni si occupano della formazione iniziale degli insegnanti si troveranno in gravissime difficoltà per garantire addirittura la loro sopravvivenza. Tale considerazione deriva dalla mia esperienza personale in qualità di responsabile del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria della Calabria e della Basilicata.
Tenendo in considerazione questo lungo ma doveroso preambolo, è ancora più importante, rispetto al passato, investire nella scuola e nella formazione e tentare di proporre una nuova politica meridionalista che punti allo sviluppo dall’interno delle comunità attraverso un nuovo progetto educativo e una nuova politica della formazione che possa avere nel sistema d’istruzione della scuola e dell’università il suo punto di riferimento. Potreste immaginare le piccole comunità della Calabria, della Basilicata e della Sicilia,  senza la scuola? La scuola contemporanea non è più solo un centro di erogazione di nuove conoscenze, ma è soprattutto un filtro critico nella formazione unica e irripetibile di ogni bambino e adolescente e, quindi, futuro cittadino, rispetto all’ambiente educativo della famiglia, alla complessità del sociale, alla formazione inconsapevole che ognuno di noi acquisisce in relazione ai media e ai new media.
Ecco perché è fondamentale che l’università, in controtendenza con alcune politiche nazionali e proprio nel mezzogiorno, si faccia carico, in collaborazione con le istituzioni preposte e, in particolare, con l’ufficio scolastico regionale e con gli enti locali, di una nuova politica della formazione delle risorse umane della scuola: i docenti, i dirigenti, il personale tecnico amministrativo. Si deve ridare centralità al sistema scolastico come luogo privilegiato di un nuovo sviluppo del mezzogiorno e non semplice ammortizzatore sociale. L’università della Calabria con la sua vasta e ormai consolidata offerta formativa di master e corsi di perfezionamento per la formazione del personale della scuola nell’intero ateneo (basta visitare il sito dell’ateneo www.educazioeneallademocrazia.it ), cerca di dare una risposta concreta al problema. Il progetto è quello di creare una scuola di alta formazione per le varie categorie che lavorano nella scuola con la collaborazione dei soggetti istituzionali e sindacali.
Una politica della formazione per la scuola deve riproporre l’investimento centrale  sulle risorse umane e ridefinire la scuola come “nuovo laboratorio per la democrazia”, un centro di formazione in cui si possa trovare il giusto equilibrio tra la meritocrazia dei talenti e una politica di integrazione e inclusione sociale per le diverse forme di svantaggio formativo e sociale. Il rapporto tra la formazione del personale della scuola e la democrazia è sicuramente il tema centrale della ricerca educativa e della politica della scuola e dell’intero sistema di istruzione e di educazione nei prossimi decenni.

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