Donazione e trapianti di organi in Calabria

a cura di Antonio Petrassi*

Come si sente un professionista Se non avessi dedicato buona parte della mia attività professionale alla causa dei trapianti d’organo in Calabria, se non avessi sopportato enormi sacrifici per superare ostacoli indescrivibili, se non avessi messo a repentaglio la mia dignità professionale rischiando un processo penale, quando eseguimmo, a scopo provocatorio, i primi quattro trapianti di rene in Calabria (due a Reggio Calabria e due a Cosenza) senza la prescritta autorizzazione ministeriale,
se non avessi rischiato la stessa vita viaggiando con piccoli aerei, talvolta in condizioni climatiche avverse, allorchè, in mancanza di autorizzazione, dovevamo trapiantare i nostri conterranei con organi prelevati in Calabria in Ospedali autorizzati (Clinica Chirurgica di Roma), non avrei alcun titolo per parlare.
Ma conoscendo l’attuale situazione dell’attività di prelievo e trapianti d’organo nella nostra Regione, non posso fare a meno di far sentire la mia umile quanto accorata voce su tale argomento.
Per chi non lo sapesse in Calabria esiste un Centro Regionale istituito con decreto ministeriale del 06.11.1994 e pubblicato a pag.19 della Gazzetta Ufficiale del 25.11.1995 denominato: “Dipartimento sperimentale di trapianto di rene da cadavere della Regione Calabria articolato su tre poli (Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria) che operano in modo coordinato tra di loro secondo quanto stabilito dalla delibera della Giunta della Regione Calabria n.2080 del 28.05.1993”. Tale modello, assolutamente unico nel nostro Paese costituisce il “fiore all’occhiello” della sanità Calabrese che altre Regioni ci invidiano; è nato da una nostra felice intuizione quando capimmo che nessuno dei tre maggiori Ospedali della Regione poteva affrontare e risolvere, da solo, il problema.
Era necessario, superando ogni deleterio campanilismo, unire le forze e collaborare, seguendo un protocollo unico e concordato, una sola lista di attesa, un solo centro di tipizzazione cellulare, uguali criteri di selezione dei pazienti, uguali modalità di follow-up.
Dal 6 novembre 1995 ad oggi il Centro Trapianti della Regione Calabria, ha prodotto, secondo i dati del Centro Nazionale Trapianti: 184 prelievi di organo e 307 trapianti, ossia dai 25 ai 30 trapianti di rene l’anno, con risultati clinici eccellenti, tra i migliori d’Italia per la bassa mortalità e per la sopravvivenza d’organo. Certo non sono molti e non coprono assolutamente il fabbisogno regionale, perché ne occorrerebbero almeno il doppio, ma sono sempre qualcosa! Purtroppo però in questi ultimi tempi la situazione è molto peggiorata e l’attività di prelievo e di trapianti d’organo si è ridotta ad un “lumicino”. Nell’anno in corso sono stati eseguiti solo due prelievi e di consegenza solo quattro trapianti! La Calabria che pure è stata tra le prime Regioni d’Italia ad affrontare il problema, occupa ormai l’ultimo posto nella graduatoria come numero di prelievi ed il primo per il “non consenso” al prelievo da parte dei parenti con una percentuale di dinieghi che supera ormai il 60%. Tutto questo significa una cosa sola: completa sfiducia del cittadino verso le strutture sanitarie!  Di chi le responsabilità? Se consideriamo con obbiettività le cose, ci si accorge che le responsabilità sono varie, parallele e conniventi. Esse riguardano il massimo organo Istituzionale Regionale, le A.S.P., le direzioni degli Ospedali, i Comuni, i medici del settore e i cittadini tutti.
La Regione, assillata dal problema del “rientro” della spesa sanitaria non fornisce più l’adeguato supporto economico e tecnologico finendo per penalizzare le attività maggiormente produttive e rappresentative senza peraltro riuscire a liberarsi dei “rami secchi”. Non riesce neppure a creare una efficiente rete di “trasplant Coordinators” perchè manca la formazione; non organizza, al pari dei Comuni e delle Provincie, nessuna manifestazione promozionale atta a creare una migliore coscienza della donazione d’organi presso i cittadini e presso le comunità. Le A.S.P. e le Direzioni degli Ospedali, prese da i mille problemi contingenti, non riesono più a programmare nessun tipo di attività qualificante né a progettare cose nuove ed importanti. I medici del settore, in modo particolare i “Rianimatori e i Chirurghi” hanno perduto: voglia, entusiasmo e intraprendenza, qualità senza le quali la professione medica diventa un lavoro routinario e forzato. I cittadini infine si comportano come lo struzzo che nasconde la testa nella sabbia per non vedere né sentire, ad eccezione di quando vengono colpiti dalla malattia ed allora si scatena la ricerca della “raccomandazione” presso questo o quel politico per essere soccorso, ricoverato o curato come se tutto questo non fosse un primario diritto di tutti i cittadini.

* Primario Chirurgo Emerito
P.O. “Annunziata”
Azienda Ospedaliera di Cosenza

2 comments

  • Redazione
    10:43

    Finalmente qualcuno che può aiutare noi poveri calabresi vittime spesso inconsapevoli di noi stessi e dei nostri incrollabili autopregiudizi. Dopo aver letto l’articolo non mi ritengo all’altezza di scrivere nulla in quanto non potrei aggiungere niente di interessante alle parole di un professionista di cui Ippocrate andrebbe fiero e ne sarebbe orgoglioso.
    Noto con (dis)piacere che la calabria, terra amara, perpetua il suo triste destino:
    “Nemo profeta in patria”.

  • Redazione
    10:43

    Forse sono un po’ retrogrado, ma io ho paura di accettare che mi vengono tolti gli organi prima di essere definitivamente morto.

Leave a comment

* Questa casella GDPR è richiesta

*

Accetto

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.