“All in one”, la rivoluzionaria tecnica per curare il tumore alla mammella

Quello che raccontiamo è un caso d’eccellenza del Dipartimento di chirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Una tecnica chirurgica nuova, già ampiamente sperimentata e brevettata, per intervenire sul tumore alla mammella che vene eseguita solo all’ospedale dell’Annunziata e che “rischia” di rivoluzionare l’approccio terapeutico a questa patologia.

Ad ideare questa nuova procedura è stato il chirurgo plastico Vincent Giordano che, supportato da un altro valente medico, Sergio Abonante, qualche tempo fa ha pensato bene di unire metodologie specifiche della chirurgia plastica con procedure chirurgiche tradizionali.

Ne è venuta fuori una tecnica che è stata chiamata “all in one” e cioè “tutto in uno” che assicura con un unico intervento l’asportazione del tumore e la ricostruzione totale della mammella. Sembra cosa da poco, ma non lo è affatto. L’intervento tradizionale di mastectomia che oggi viene eseguito in tutto il mondo prevede infatti una serie di interventi chirurgici radicali, risultati estetici non sempre eccellenti, recidività consistenti e, soprattutto, “da protocollo” l’impiego, post operatorio, della radioterapia.

Vediamo, invece, come funziona “all in one”. Giordano e Abonante con un unico intervento asportano totalmente la parte interna della mammella conservando sia la pelle che un lembo di areola che serve come punto di riferimento per conformare il nuovo capezzolo.

Attraverso, poi, l’inserimento di una protesi sottomuscolare si riesce a ricreare la mammella conferendole una forma estetica più che soddisfacente. Infine la tecnica che si esegue all’Annunziata non richiede l’utilizzo della radioterapia che sarà l’oncologo, di volta in volta, a decidere se è opportuno fare. I vantaggi per il paziente, dunque, sono evidenti: si risparmiano diversi interventi chirurgici, non si fa necessariamente la radioterapia e, soprattutto, ottenendo un buon risultato estetico si affronta meglio la malattia anche sotto l’aspetto psicologico poiché non viene più vissuta come una terribile e permanente mutilazione.

La tecnica ideata da Giordano è stata già validata dalle principali società scientifiche italiane ed è, naturalmente, in via di ulteriore perfezionamento. Ad oggi sono state operate, utilizzando “all in one”, con ottimi risultati, circa una sessantina di donne.

Tante luci, dunque, ma anche alcune ombre. Oggi questa rivoluzionaria tecnica – che potrebbe addirittura generare un consistente flusso di “viaggi della speranza” al contrario e cioè da tutto il mondo verso Cosenza – non viene adeguatamente pubblicizzata poiché le capacità operative del Dipartimento sono al limite. Giordano e Abonante hanno liste d’attesa lunghissime che non riescono a soddisfare in tempi rapidi, nè questi due ottimi medici sono stati mai messi nelle condizioni di creare una “scuola” di allievi capace di applicare e magari in futuro di sviluppare ulteriormente questa tecnica.

Se volessimo usare una semplicistica metafora potremmo dire che hanno nelle mani una Ferrari che non può andare a più di cinquanta chilometri all’ora perché, incomprensibilmente, le sono state montate le ruote di una cinquecento. Un caso, dunque, che la nuova riorganizzazione sanitaria regionale, se veramente vuole andare in direzione degli interessi dei cittadini e della valorizzazione delle eccellenze locali, non potrà non considerare con la giusta attenzione.

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