Ricerca made in Calabria per battere la Sla
È una terribile malattia, ancora senza una cura efficace. Si chiama Sla (Sclerosi Laterale amiotrofica). Una patologia irrever¬sibile con esiti disastrosi per la qualità di vita. Chi è affetto da Sla perde progressivamente la normale capacità di deglutizione (disfagia), l’articolazione della parola (disartria) ed il controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un’estensione variabile, fino ad arrivare alla compromissione dei muscoli respiratori, quindi alla necessità di ventilazione assistita e in seguito, purtroppo, alla morte.
Da anni la ricerca medica sta cercando una soluzione definitiva. Una battaglia ancora difficile da vincere che, però, grazie al progresso scientifico, comincia a far registrare dei significativi passi in avanti. Oltre alla normale ricerca medico-scientifica, anche la “bioingegneria” si sta interessando a questa malattia fornendo degli apparecchi tecnologici che possono migliorare l’esistenza di un ammalato di Sla. Un campo di ricerca ancora tutto da sviluppare che però promette risultati straordinari. E davvero eccezionale è stato il risultato conseguito dell’Ing. Arrigo Palumbo, cosentino, 40 anni, consigliere dell’Ordine di Cosenza fino al 2001 ed attuale coordinatore della “Commissione bioingegneria”. L’ing. Palumbo, che insegna all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, è salito recentemente agli onori della cronaca grazie ad uno studio che ha vinto un bando-concorso internazionale bandito dell’ AriSla. Il progetto dell’Ing. Palumbo, che fa parte di team guidato dal prof. Amato, si è imposto su ben 133 progetti provenienti da tutto il mondo e rigidamente esaminati, dopo tre screening scientifici, da una commissione internazionale di esperti. Il suo è stato l’unico progetto di tipo tecnologico premiato e finanziato con circa 350 mila euro. Ne abbiamo parlato proprio con il diretto interessato.
Ing. Palumbo in cosa consiste il suo studio?
Si tratta di un dispositivo elettronico che interpreta i segnali celebrali in tempo reale. Una sorta d’interfaccia cervello-computer. Acquisisce i segnali celebrali, li filtra, li elabora e li trasmette. Le faccio un esempio pratico. Un uomo abile pensa, per esempio, di muovere un arto e il suo pensiero si concretizza in un’azione concreta. Questa relazione non esiste o è parziale nel malato di Sla. L’apparecchio che abbiamo progettato acquisisce il segnale elettrico che parte dal cervello, lo interpreta e lo trasferisce per esempio ad un PC per muovere un cursore oppure ad un apparecchio che accende un lampadina o attiva un elettrodomestico. Ma chiaramente le applicazioni pratiche possono essere enormi.
Uno strumento che può dare un aiuto all’ammalato sia concreto che di supporto psicologico?
Certamente, lo toglie dall’isolamento cui è costretto dalla sua malattia.
Come nasce questa idea?
È un progetto di diversi anni fa, prima ideato all’Università della Calabria, dove mi sono laureato, poi proseguito all’Università di Catanzaro. Il concorso, invece, è frutto di un gruppo di lavoro piuttosto articolato che vede consorziati l’Università di Catanzaro, l’Istituto S. Lucia di Roma, un gruppo della “Sapienza” di Roma ed un’associazione di psichiatria.
Cosa significa aver vinto questo ambito bando internazionale?
Significa tante cose. Un riconoscimento internazionale al nostro lavoro e soprattutto la possibilità di sviluppare questo progetto anche grazie all’aiuto di Telethon e Cariplo che stanno dietro all’AriSla.
Anche perché un progetto del genere può avere anche una ricaduta “industriale” notevole?
E’ stato scelto anche per questo. Svilupparlo può avere importanti sviluppi di questo tipo.
A che punto è lo sviluppo di questa idea?
Siamo in una fase avanzata, ma adesso va perfezionato il prototipo e bisogna passare alla fase dei brevetti internazionali. Cosa che non abbiamo fatto fino a questo momento per gli alti costi delle procedure di registrazione e mantenimento. Purtroppo questo è spesso un punto dolens della ricerca italiana. Le università spesso non hanno i fondi necessari.
Problemi che adesso supererete?
Aver vinto questo concorso ci apre prospettive nuove ed entusiasmanti che ci auguriamo di sviluppare al meglio.