L’istruzione non è un bene di consumo
Formazione on-line: dubbi, perplessità e riflessioni in merito ad una tematica destinata ad acquisire un ruolo di primo piano nell’educazione delle future classi dirigenti
Come si sente un professionista dei giorni nostri quando, una volta avviato il pc legge sul monitor in basso a destra quel fatidico messaggino con cui il computer sembra volersi esimere da ogni responsabilità??.. “Nessuna connessione disponibile”.. laconica comunicazione con cui un concentrato di tecnologia spesso e volentieri diventa poco più che un oggetto d’arredamento. È una frase che al giorno d’oggi ci fa sentire disorientati e parzialmente esclusi dalla nostra vita.
Un quarantenne di oggi ricorderà benissimo che neanche vent’anni fa, se il proprio libro di testo non avesse contenuto un’informazione necessaria allo studio del momento, l’unica speranza era il telefono attraverso cui constatare se il libro di un amico fosse più approfondito, o, estrema ratio, attendere il giorno di ricevimento del professore. Tale scenario al giorno d’oggi sembra quasi surreale, e ci fa rendere conto di quanto lo sviluppo delle moderne vie di comunicazione abbia radicalmente ridefinito gli orizzonti spazio-temporali nel reperimento e nello scambio di informazioni incrementando notevolmente la nostra qualità della vita.
Ma fino a che punto la comunicazione a distanza riesce ad essere realmente un‘efficace sostituta della tradizionale comunicazione ”face to face”? La pretesa di poter rispondere in maniera esauriente a tale interrogativo sarebbe in questa sede fuori luogo vista l’estrema complessità di un argomento che richiede analisi e competenze di varia natura. Avendo lo sviluppo della rete radicalmente ampliato le possibilità di interazione dell’individuo con la collettività, un corretto approccio al problema non può prescindere da istanze sia di tipo tecnologico che di tipo filosofico e socio-antropologico.
Affrontando il problema sulla base dell’utilizzo finale che si dovrà fare dell’informazione avuta dalla rete anziché da un colloquio di persona immediatamente il pensiero può andare all’organizzazione di un viaggio, al confronto dei prezzi per l’acquisto di un determinato prodotto a servizio, al reperimento di informazioni per affrontare un esame universitario. In questi casi i risultati sono formidabili in termini di praticità, efficacia ed ottimizzazione delle risorse, e la rete rappresenta un validissimo sostituto del contatto umano. Ma come possiamo porci nei confronti di un’informazione che per essere integralmente compresa ed adeguatamente utilizzata necessita assolutamente di un determinato ambiente o dell’utilizzo di adeguata strumentazione?
Sarebbe tristemente anacronistico ignorare le potenzialità della rete nella diffusione di istanze di carattere formativo e culturale. La formazione a distanza è forse una delle sfide più suggestive dei nostri tempi, in quanto consente di ampliare competenze e bagaglio culturale di quel target di popolazione che avrebbe intenzione di studiare per conseguire un titolo di studio se non fosse per problemi di natura logistica.
E’ oggi possibile accedere ad una vasta gamma di corsi di laurea a distanza ed in molti casi non esistono prove relative ad una presunta “inferiorità” di un bagaglio culturale acquisito on-line piuttosto che frequentando un normale ateneo. Rimangono tuttavia vari ambiti in cui il sapere non può essere trasferito nella sua integrità dal monitor di un computer, e l’estensione indiscriminata di tale divulgazione ad un livello telematico pone inquietanti interrogativi.
Un parere autorevole arriva dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN), organismo presieduto dal Prof.Lenzi, che in una mozione indirizzata al Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, rileva “alcune importanti criticità” nella normativa attualmente in vigore in merito ad università telematiche. Tale norma prevede che un’istituzione pubblica o privata possa, previo accreditamento, rilasciare titoli di studio come, lauree, master e dottorati di ricerca.
E’ proprio in merito ad una “procedura autorizzativa troppo semplificata”, che si concentrano le maggiori perplessità del CUN che, con lo scopo di “operare a garanzia e tutela della qualità del sistema formativo superiore italiano”, non può esimersi dal segnalare al ministero “casi e situazioni che appaiono particolarmente critiche o abnormi e che richiedono specifiche decisioni o interventi legislativi urgenti”.
Sotto questa prospettiva il CUN rivendica alcune condizioni a tutela del sistema universitario quali ad esempio: l’esclusione dalla modalità on-line di corsi che prevedano esperienze di laboratorio o eventuale tirocinio, l’obbligo per le università telematiche di disporre di personale docente proprio, reclutato con le stesse modalità di impiego in vigore nelle istituzioni tradizionali, nonché stabilire modalità di monitoraggio e verifica dell’effettive preparazione dei laureati on-line.
Preoccupazioni legittime che, oltre a meritare risposte tempestive e dettagliate, consentono tuttavia di circoscrivere gli ambiti in cui l’e-learning non può essere esclusivo sostituto dei metodi di apprendimento a contatto col docente, legittimando in tal modo tutti gli altri contesti in cui la formazione a distanza può decisamente fare la differenza in termini di accessibilità ed efficacia.