OMS: mortalità materna in netto calo, l’Italia nella top ten mondiale dei Paesi con il più basso tasso
Dati davvero positivi quelli emersi da uno studio pubblicato sul Bollettino dell’OMS, Organizzazione mondiale della Sanità: la mortalità materna si è ridotta del 44% nell’arco di 25 anni. Ciò interessa anche l’Italia, nella top ten mondiale dei Paesi con i più bassi tassi di mortalità materna
Grandi passi avanti sono stati fatti in tema di mortalità materna. A testimoniarlo, uno studio pubblicato in un’edizione speciale del Bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, portato avanti da studiosi e ricercatori di Messico e Stati Uniti. L’attenzione e la tutela della salute della donna in gravidanza è anzitutto indice del livello di sviluppo di un Paese. Il tasso di mortalità durante la gravidanza, o nelle settimane immediatamente successive all’evento, è uno degli elementi chiave per analizzare il grado di efficienza e di funzionalità del sistema sanitario. E’ in relazione a ciò che si ritiene fondamentale, da parte dei governi, la realizzazione di azioni atte a porre fine alle cause dirette di mortalità materna. L’Italia, sembra essere sulla giusta strada. Il grande calo infatti, riguarda anche il nostro Paese, tra i dieci al mondo, con i più bassi tassi di mortalità materna. Secondo le stime dello studio pubblicato dall’Oms, negli ultimi 25 anni, la mortalità materna si è ridotta di quasi il 44%, passando dalle 532 mila vittime del 1990 a 303 di quest’anno, con un rapporto globale stimato di 216 morti materne ogni 100 mila nascite, in netto calo rispetto al 1990 in cui erano 385mila. I dati riguardano principalmente la riduzione di mortalità materna da connettere a cause dirette al parto. Il resoconto infatti, mette in guardia sul fatto che nel mondo, più di un quarto dei decessi, è dovuto a cause indirette quali diabete di tipo 2 o ipetersione, non direttamente riconducibili alla maternità o al parto, ma spesso preesistenti all’inizio della gravidanza. Intervenire su cause di questa natura, è possibile attraverso un’adeguata formazione degli operatori sanitari e degli specialisti che hanno in carico la donna in attesa. L’attenzione non si deve soffermare solo ed esclusivamente sulla salute del feto e sul buon proseguimento della gravidanza, ma anche sul benessere della mamma.