Malasanità: la Calabria maglia nera

Intanto va avanti il piano di rientro regionale

Un quadro tragico che mostra una sanità in affanno, da riorganizzare. I dati offerti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, resi noti nei giorni scorsi, mostrano una situazione estremamente delicata. 242 casi di malasanità in un anno e mezzo, 173 morti. Tutti presunti casi di malasanità. A guidare la classifica due regioni: Calabria e Sicilia che, da sole, raccolgono quasi la metà dei casi italiani. Un primato sconcertante.  Nel dettaglio, sono 50 i morti in Calabria, per 64 casi; 38 le vittime in Sicilia, a fronte di 52 casi. Al di la dell’accertamento doveroso che si tratti o meno di reali casi di malasanità, le criticità ed i limiti dei due sistemi regionali emergono anche da altri dati. «Nel Sud ci sono punti nascita che hanno solo 150 parti l’anno invece dei 1000 richiesti dallo standard europeo: la scarsa esperienza e gli scarsi servizi sono forieri di errori», spiega Leoluca Orlando, presidente della Commissione che ha offerto i dati e che non rinuncia a lanciare anche una grande pietra nello stagno: «Avere tanti ospedali non è sinonimo di qualità: in Calabria per curare una malattia ti trasferiscono anche 3-4 volte. Viene il dubbio che siano strutture fasulle». A prescindere dalle esigenze, improcrastinabili, di risanamento economico, nella nostra regione, una riorganizzazione del sistema è, dunque, urgente anche puntando, tra le altre cose, su una formazione continua di grande qualità per tutti gli operatori sanitari. Tra le proposte, a livello nazionale, che puntano alla riduzione del fenomeno, segnaliamo quella di Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale al Senato, che chiede l’istituzione di «un’authority che valuti costantemente l’efficacia, l’efficienza e la qualità delle cure»; e quella  di Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli ordini dei medici (FnomCeo) che propone «una legge che permetta all’Ordine di prendersi maggiori responsabilità nel campo delle sanzioni». Sul fronte regionale il miglioramento del servizio passa necessariamente dalla riduzione dell’enorme  deficit accumulato negli ultimi anni. Nelle prossime settimane sarà possibile utilizzare i fondi Fas a copertura del debito al 31 dicembre 2008 ed accendere i mutui a tasso agevolato per ripianare la parte relativa ai debiti sanitari dal 2001 al 2005. La riorganizzazione del sistema sanitario regionale, col taglio dei costi e, si spera, con l’aumento della qualità offerta si esplicherà nei prossimi mesi  attraverso la ridefinizione della rete ospedaliera (18 presidi da disattivare e riconvertire in due fasi); la ridefinizione dell’Adi; la riqualificazione del Servizio Sanitario Regionale; la riqualificazione dell’elisoccorso; la razionalizzazione della farmaceutica; la razionalizzazione dell’acquisto di bei e servizi.

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