Una mela al giorno: dalla natura alla scienza

Ce lo dicevano le nostre nonne, pertanto in ultima analisi nulla di nuovo. Una corretta alimentazione ricca di frutta e verdura è sempre stata il presupposto fondamentale per mantenere fino ad età avanzata una buona  salute. Ciò che né alle nostre nonne  né tantomeno a noi era noto,  è la presenza all’interno della buccia delle mele di un principio attivo, l’acido ursolico, che dimostra almeno nei topi spiccate proprietà di contrasto all’astenia muscolare. Come spiega Christopher Adams, ricercatore presso l’ Università dell’Iowa, l’atrofia muscolare con conseguente debilitante sensazione di stanchezza è uno stato di malessere che spesso accompagna svariate patologie ed anche lo stesso normale invecchiamento; spesso è causa di prolungamento del ricovero ospedaliero, ritardo della guarigione, e peggioramento delle condizioni psico-fisiche dei pazienti.

Motivato dal desiderio di saperne di più Christopher Adams, si è preso la briga di andare a scoprire anzitutto quali fossero i geni che modificano la loro espressione durante questo stato di debolezza muscolare; ne ha trovati  69 in cellule umane e murine prelevate da soggetti sottoposti a digiuno, e 29 provenienti sia da soggetti a digiuno, che da soggetti recanti lesioni al midollo spinale. Successivamente ha iniziato a trattare tali cellule con oltre 1300 molecole, tra le quali per l’appunto l’acido ursolico, che meglio di tutte era in grado di contrastare a livello cellulare gli effetti dell’astenia. Il passo seguente dello studio poi pubblicato sull’ultimo numero, giugno 2011,  della rivista scientifica “Cell Metabolism” consisteva nel somministrare l’acido ursolico a due differenti gruppi di topi, uno mantenuto a digiuno, l’altro alimentato normalmente. Il risultato si è rivelato a dir poco gratificante: nel primo gruppo il composto determinava prevenzione nei confronti della stanchezza, nel secondo, in un paio di settimane si è rilevata una crescita muscolare, verosimilmente dovuta ad un’aumentata sensibilità della  cellula muscolare all’azione dell’insulina.  Come se non bastasse i topi a cui veniva somministrato il principio attivo presentavano più bassi livelli ematici di glucosio, colesterolo e trigliceridi.

Il tutto in seguito all’azione di una sostanza presente, repetitae iuvant, nella buccia di una mela. Le nostre nonne, non lo sapevano, le mangiavano e basta mettendo in pratica a loro insaputa la miglior forma di prevenzione.

Certo è però, che i soggetti colpiti da astenia non potevano allora e non possono oggi trarre giovamento mangiando una mela;  forse scienziati del calibro di Christopher Adams riusciranno un giorno a svelare se l’acido ursolico, somministrato ad esseri umani possa produrre gli effetti benefici che fino ad oggi ha determinato esclusivamente negli animali da esperimento.

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