Tassa sul cibo spazzatura: nel governo pareri discordanti

Sembra proprio che non sarà l’Italia a seguire l’esempio della Danimarca nell’implementare la tassa sul cosiddetto “junk food”. A livello mondiale, considerando l’esponenziale incremento del numero delle persone obese ed in sovrappeso, il dibattito resto particolarmente acceso.

Non ne è immune l’Italia, infatti il ministero della salute aveva nelle scorse settimane espresso parere favorevole sull’argomento. Tuttavia stamattina, nel corso della conferenza d’apertura  della sedicesima edizione di Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione, i titolari dei dicasteri dello Sviluppo Economico e delle Politiche Alimentari, rispettivamente i ministri Corrado Passera e Mario Catania, hanno espresso parere contrario all’introduzione di una “junk food tax”.

I motivi sarebbero ascrivibili all’inopportunità di porre un freno ad un intero settore, quello alimentare, che al momento, nonostante le avversità imposte dall’attuale situazione economica internazionale, sta recuperando quote di mercato ed incrementando le esportazioni.

Secondo il presidente della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, quasi tutti i comparti del settore subirebbero conseguenze negative dall’introduzione dell’ipotetico balzello.

Il ministro Passera insiste sull’educazione, a partire dai primi anni di età, ritenendo la food tax inadeguata allo scopo per cui verrebbe creata, ossia correggere le abitudini alimentari degli Italiani.

Certo, vista la platea, sarebbe stato comunque impopolare per qualunque ministro parlare di una tassa che colpirebbe il settore alimentare. Resta in ogni caso urgente l’adozione di misure in grado di  controllare il consumo di cibi contenenti grassi idrogenati, zucchero e sodio, lo chiedono in maniera insistente sia la salute delle persone che le casse del sistema sanitario.

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