Smettere di fumare senza acquisire peso: ancora un sogno; un’Italiana ne apre la strada

Non so quanto tempo prima, ma di sicuro, prima di morire smetterò di fumare. Pochi minuti o molti anni, per i più non fa differenza, ciò che realmente spaventa molti italiani e non, fino ad arrivare ad essere spesso il principale alleato dalla sigaretta, è il timore di ingrassare, specie in questi periodi dell’anno, quando si avvicina lo spauracchio della prova costume. Or dunque forse la scienza può in qualche modo fungere sia da supporto per la salute umana, sia da contrasto contro l’idiozia. Un team di ricercatori operanti in tre distinte università statunitensi tra cui la Yale University School of Medicine, dipartimenti di Psichiatria e Medicina Comparativa,  ha pubblicato sull’ultima edizione della rivista Science, Vol. 332 no. 6035, il risultato di alcuni esperimenti che costituiranno una pietra miliare nel raggiungimento di quell’obbiettivo che tanto utile risulterebbe a tutte quelle persone che antepongono il proprio aspetto estetico alla propria salute. Il merito degli scienziati in questione risiede nell’aver delucidato i meccanismi neurobiologici attraverso cui la nicotina agisce modulando negativamente lo stimolo della fame. Nessun aiuto farmacologico si sarebbe mai potuto ipotizzare se non si fosse  venuti a conoscenza delle cause di tale effetto anoressizzante e tale comprensione faciliterà senz’altro lo sviluppo di trattamenti coadiuvanti nella disassuefazione dalla nicotina e nella prevenzione o la cura dell’obesità.

L’attivazione dei recettori nicotinici per l’acetilcolina di tipo α3β4 presenti a livello ipotalamico è responsabile  dell’attivazione dei neuroni che producono e rilasciano una proteina chiamata Pro-Opio-Melano-Cortina (POMC) con conseguente attivazione dei recettori per la Melanocortina 4, il cui ruolo risulta critico nel determinare la  riduzione dell’assunzione di cibo indotta dalla nicotina negli animali da esperimento.

Dato ancor più sorprendente, citato dal portale ScienceDaily, è che le strutture recettoriali responsabili dell’effetto anoressizzante indotto dalla nicotina, risultano distinte e separate da quella la cui attivazione determina l’incoercibile desiderio di continua assunzione; in altre parole, la medesima sostanza determina due effetti diversi andando a stimolare meccanismi  diversi. Ciò suggerisce che forse  in futuro sarà possibile modulare negativamente lo stimolo della fame senza coinvolgere i recettori responsabili della dipendenza e dell’assuefazione alla nicotina.

Dulcis in Fundo, con soddisfazione  è d’obbligo menzionare il leader, anzi la Leader del team di ricercatori che hanno dato un altro significativo contributo alle Neuroscienze: Marina Picciotto, donna italiana, ricercatrice e docente di Neurobiologia e Farmacologia presso la Yale School of Medicine.

Tornando ai fumatori,  l’unica consolazione che resta al momento è la certezza che, nonostante si muoia prima, si morirà più magri.

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