Sclerosi multipla: il Prevotella histicola potrebbe curarla

Dagli Stati Uniti d’America una ricerca che ha portato all’individuazione di un batterio, definito Prevotella histicola che potrebbe formare un brug, ovvero un farmaco-microbo che rivoluzionerebbe le terapie della sclerosi multipla

Una ricerca americana ha individuato il Prevotella histicola, un batterio della flora intestinale che è stato isolato da campioni di flora intestinale prelevati dall’intestino di persone sane e lo hanno iniettato in modelli animali di sclerosi multipla. Questo tecnicamente io lavoro svolto dai ricercatori due università americane, quella dell’Iowa e la Mayo Clinic, uno studio che è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica Cell Reports. Una ricerca che conferma studi precedenti italiani, condotti dall’IRCCS San Raffaele di Milano, che hanno portato alla scoperta del legame fra l’anomalia della flora batterica intestinale, l’attività del sistema immunitario e l’andamento della sclerosi multipla. Uno studio che riguardava i pazienti colpiti da sclerosi multipla recidivante-remittente. Tale particolarità comporta infatti un’alternanza fra recuperi e nuove crisi e durante le fasi della riattivazione della malattia si verificano l’alternanza del microbiota. Dunque, la flora batterica è alterata. Lo studio si concentrava sui pazienti colpiti da sclerosi multipla recidivante-remittente, la forma che alterna crisi e recuperi. Durante le fasi che precedono la riattivazione della malattia si osserva un’alterazione del microbiota. La scienza intanto si sta spostando verso l’era dei farma-microbi, ovvero verso l’uso di microrganismi usati come farmaci per curare diverse malattie, come giusto per citarne due, l’autismo e il Parkinson. E’ stato dimostrato che i batteri che compongono la flora intestinale siano cruciali non solo per la salute del tratto digerente ma anche di tutto il resto dell’organismo. Il batterio utilizzato in questo studio statunitese, come detto è il Prevotella histicola. I risultati ottenuti parlano di una diminuzione della concentrazione di due proteine causa di infiammazione ed aumenta la concentrazione di cellule che contrastano la malattia, cellule immunitarie come i linfociti T, cellule dendritiche e un tipo di macrofago. Gli stessi ricercatori, in conclusione, ritengono che i risultati ottenuti rappresentino il punto di partenza per testare il batterio su pazienti affetti da sclerosi multipla.

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