Pediatri in via d’estinzione: «Cure a rischio tra dieci anni»

Tra dieci anni non saremo più in grado di curare i nostri figli. Sembra uno di quei classici annunci allarmisti senza davvero corpo, e invece è la seria e preoccupante prospettiva indicata dalla Società italiana di pediatria (SIP), che ha segnato il 2020 come il punto di non ritorno. «Senza politiche d’intervento, fra 15 anni il 50% dagli attuali 14.300 medici pediatri sarà in pensione, e tra vent’anni arriveremo al 76% – avvisa Giovanni Corsello, vicepresidente della SIP – Cominciamo già a registrare i primi problemi, specialmente negli ospedali del Centro-Nord. I pensionamenti coniugati alle politiche di risparmio lasciano posti vacanti e così crescono i reparti che non possono garantire un pediatra ventiquattro ore su ventiquattro».
Il guaio è quindi il ricambio generazionale, già da oggi in grave perdita. Il sistema dei pensionamenti sanitari sta espellendo seicento professionisti l’anno dalla rete dei medici per i bambini mentre la fucina delle scuole di specializzazione nel 2010 ha sfornato appena 229 giovani pediatri. Secondo gli studi della SIP, la disoccupazione giovanile al 30% e una difficoltà crescente a erogare cure alla terza età aggi lasciano «scoperti» due milioni e duecentomila bambini. Ciò significa che non c’è un pediatra di territorio nel quartiere o nel paese, né una struttura vicina che possa offrire questo servizio.
«Il ministero della Salute deve lasciare salire i numeri dei nuovi pediatri da immettere sul mercato e dare vita all’integrazione tra lo specialista di famiglia e gli ospedali», ha chiesto Corsello. «Noi le quote le stiamo allargando: nel 2011 si passerà da 212 pediatri specializzati a 266 – ha risposto il ministro della Salute Ferruccio Fazio – Ma non è un’operazione semplice, perché per allargare le quote alle scuole di pediatria abbiamo dovuto toglierle ad altre scuole di specializzazione. Diciamo comunque che entro la fine dell’anno la situazione sarà più chiara. L’allarme dei pediatri, però, è concreto e così abbiamo concesso un allargamento in corsa».

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