Obesità: necessarie repentine azioni di contrasto a livello globale

Ormai ben lontana dall’essere considerato un difetto meramente estetico, l’obesità sta diventando in tutto il mondo una delle patologie croniche più preoccupanti. I conseguenti rischi per la salute in termini di patologie correlate all’eccessivo sovrappeso, ad esempio diabete e malattie cardio-vascolari, in molti paesi del mondo richiedono una spesa che va dal 2 al 6 per cento dell’intero budget destinato alla salute pubblica.

La rivista scientifica inglese “The Lancet” ha pubblicato una serie di articoli sull’argomento ed i risultati sembrano attribuire al problema dell’obesità le caratteristiche di una vera e propria pandemia. A livello mondiale solo in Cina, Giappone ed Olanda  il problema è relativamente sotto controllo.

Tra i paesi sviluppati Gran Bretagna e Stati Uniti sono quelli che destano maggiore preoccupazione; uno degli articoli ha effettuato alcune previsioni statistiche sull’argomento giungendo alla conclusione che in assenza di una seria politica governativa che riesca ad incidere efficacemente sulle abitudini alimentari e sugli stili di vita della popolazione, nel 2030 risulterà obeso il 40% della popolazione.

I ricercatori affermano che l’intera società civile, a partire dall’individuo per finire all’industria ed agli organi di governo,  deve svolgere il proprio ruolo in termini di contrasto al problema.

In maniera particolare a livello legislativo sono indispensabili misure restrittive che limitino la pubblicità al cibo-spazzatura (junk food) o che vadano a renderne più difficile l’immissione in commercio, ad esempio un incremento delle tasse per le aziende che lo producono.

Un articolo apparso stamane su Repubblica cita l’ultimo Rapporto Osservasalute in merito alla situazione italiana ed i dati non sono confortanti. Pur non essendo ai livelli di Gran Bretagna e Stati Uniti, più di un terzo della popolazione adulta (35,5%) è in sovrappeso, mentre quasi una persona su dieci è obesa.

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