Morbo di Alzheimer, scoperta un’importante relazione tra depressione e perdita di memoria

Scoperta una relazione tra la perdita di memoria e la depressione. Secondo quanto emerso da una ricerca italiana, l’origine del morbo di Alzheimer si troverebbe nell’area del cervello collegata ai disturbi dell’umore

L’Alzheimer è la forma più diffusa al mondo di demenza senile. Basti pensare che solo in Italia ha un’incidenza del 5% sulle persone con più di 60%, tanto da colpire circa 500-600 mila soggetti. A soffrirne, nel mondo, sarebbero oltre 47 milioni di persone. Queste le stime rivelate dal World Alzheimer Report 2016 redatto dalla federazione internazionale Alzheimer’s Disease International (Adi) secondo cui, la diffusione del morbo è destinata ad aumentare fino ad un numero di ammalati pari a 131 milioni entro il 2050. Ora, una ricerca italiana getta nuova luce sul morbo di Alzheimer. Secondo quanto scoperto da Marcello D’Amelio, professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma  e dall’equipe di ricercatori da lui coordinata, la perdita di memoria è strettamente connessa ai disturbi dell’umore. Se fino a poco tempo fa, si è infatti erroneamente ritenuto che la malattia fosse legata alla degenerazione delle cellule dell’ippocampo, fondamentale per il buon funzionamento della memoria e nei meccanismi del ricordo, ora lo studio sposta l’attenzione su una diversa zona cerebrale. L’origine dell’Alzheimer sarebbe da ricercare nell’area tegmentale ventrale, luogo in cui viene prodotta la dopamina, un neurotrasmettitore che gioca un importante ruolo anche nel controllo dell’umore e nei relativi disturbi ad esso associati. Stando alla ricerca in questione, condotta in collaborazione con la Fondazione IRCCS Santa Lucia e del CNR di Roma, la manifestazione del morbo sarebbe causata proprio dalla morte dei neuroni incaricati di produrre la dopamina che, non riuscendo più a raggiungere l’ippocampo, provocano il cattivo funzionamento di tale neurotrasmettitore generando così la perdita dei ricordi. Inoltre, l’area tegmentale ventrale è legata anche al controllo della gratificazione. Il mancato rilascio della dopamina causato dalla degenerazione dei neuroni in tale area, aumenta il rischio di perdita di iniziativa caratteristico della depressione. E’ a ragione di ciò che la depressione può essere indicato come un vero e proprio campanello d’allarme legato all’insorgenza della malattia. A conferma di questa ipotesi, dei test in laboratorio condotti su animali: dopo aver somministrato alle cavie due diverse terapie finalizzate al riequilibrio della produzione di dopamina, si sono evidenziati effetti positivi non solo sul recupero del ricordo ma anche sulla quantità di interesse e motivazione.

 

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