Le malattie professionali

Il concetto di malattia professionale è evoluto nel corso degli anni da malattia contratta nell’esercizio e a causa delle lavorazioni specificate nella tabella  (art. 3 del T.U.) a malattia che può essere contratta anche in concorso con altre cause di natura extralavorativa. Per anni è invalsa la cosiddetta “presunzione legale d’origine”, in ragione della quale la malattia veniva riconosciuta come professionale solo se in stretto rapporto con l’attività lavorativa e compresa in un’apposita lista.
L’aggiornamento di tale lista è stato estremamente lento almeno fino al 1988, anno in cui a seguito di una sentenza della Corte costituzionale, e più precisamente la n° 179, in Italia è stato introdotto il sistema misto di tutela delle malattie professionali. Malgrado questa sentenza non si è verificato un aumento sostanziale delle richieste e conseguente riconoscimento delle malattie professionali sia per la difficoltà intrinseca nella dimostrazione della genesi professionale della malattia, sia per l’incerta conoscenza dell’etiologia della malattia. Un impulso significativo nella richiesta di riconoscimento delle malattie professionali è stato dato con l’introduzione del D.Lgs. 626/94 con le modifiche e le integrazioni, che ha rivisitato il concetto di rischio lavorativo, dagli aggiornamenti della lista delle malattie professionali con il D.Lgs. 38/2000, che ha introdotto il concetto di danno biologico. Un altro aspetto importante nella valutazione delle malattie professionali è il concetto di nesso causale tra una malattia e la causa lavorativa che non è escluso dalla presenza di un agente causale non in rapporto con l’attività lavorativa. In tal modo il rapporto causale tra evento e danno è governato dal principio dell’equivalenza delle condizioni, secondo il quale va riconosciuta l’efficienza causale ad ogni antecedente che abbia contribuito, anche se in maniera indiretta e remota, alla genesi della mp. In provincia di Cosenza solo il 30% delle richieste viene riconosciuto come mp. Tale percentuale piuttosto bassa è da far risalire a una insufficiente o scorretta analisi del rischio lavorativo. Bisogna che le Istituzioni preposte siano più attente e più presenti sul territorio ad evitare che una quota importante di mp venga di fatto esclusa dalla possibilità di riconoscimento.

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