Le malattie lavoro – correlate: subdole e ardue da diagnosticare

Le Malattie Professionali sono malattie inizialmente silenti a causa della caratteristica lentezza evolutiva; evolvono, comunque, in patologie invalidanti ad andamento cronico ma spesso sono sottovalutate e diagnosticate con grave ritardo.

Non esiste una definizione codificata di “tecnopatia”, giacché veramente difficile è stabilire con certezza un nesso di causa tra la patologia conclamata e lo svolgimento dell’attività lavorativa specifica:  l’inquadramento tutt’ora vigente è dato dalle definizioni che la giurisprudenza ha espresso nel corso delle varie sentenze, dando così adito ad un inquadramento esclusivamente “assicurativo”. Pertanto, ad oggi la malattia professionale è quella definita nelle tabelle di Legge ove si prevede “a priori” un inquadramento fisso della patologia e della causa lavorativa che l’ha determinata; eccezion fatta per le rare patologie fuori tabella che il lavoratore ammalato riesce a “provare” in sede di giudizio legale.

Con la pubblicazione delle nuove tabelle delle malattie professionali (avvenuto nell’anno 2008) si è arricchito il panorama legislativo delle malattie lavoro – correlate; in particolare, sono state inserite le malattie muscolo tendinee riguardanti il rachide e gli arti, superiori ed inferiori, e prontamente abbiamo ottenuto un incremento decisivo delle patologie professionali denunciate all’ente assicuratore pubblico che sono passate da circa 26.000 (anno 2006) ad oltre 46.000 casi segnalati nel 2010.

L’analisi dettagliata del fenomeno effettuata dai Ministeri del Lavoro e della Salute con le organizzazioni delle parti sociali, conduce alla necessità di individuare la “tecnopatia” più precocemente possibile, attuando una prevenzione primaria o, comunque, una prevenzione secondaria, individuando la patologia professionale prima che possa evolvere verso un danno irreversibile che costituirebbe un ingente costo per la società e per lo Stato.

Nel recente XIX Congresso EUMASS (European Union of Medicine in Assurance and Social Security) che si è tenuto nel mese di Giugno a Padova, lo scrivente (in collaborazione con un gruppo di studio delle regioni Lombardia, Lazio, Umbria e Liguria) evidenzia (in “The insurance protection of work-related diseases”) che: “Il fenomeno della sottodichiarazione delle malattie interessa l’Italia ma anche i paesi Europei, coinvolgendo anche patologie ad alta specificità”; inoltre, “lo studio minuzioso dell’indagine EUROGIP 2009  – Les maladies professionnelles en Europe – dimostra come le previsioni legislative rendano più agevole al lavoratore il percorso di riconoscimento della tecnopatia e della dimostrazione del nesso di causa professionale”.

Quanto appena riportato trova il suo riferimento più rispondente alle patologie ad alta specificità, dove è più facile dimostrare un rapporto causale lavorativo come nel caso di alcuni tumori specifici (es. il mesotelioma): ciò non si attua nella stragrande maggioranza delle patologie, tumorali e non, ad etiologia multifattoriale in cui, comunque, lo svolgimento della specifica attività lavorativa rappresenta un importante elemento causale.

Pertanto, per l’emersione delle patologie lavoro – correlate non ad alta specificità, fondamentale diviene il tema della “concausalità”. In tal caso, la sussistenza del nesso etiologico è realizzata da una condizione di lavoro idonea a produrre la malattia da cui consegue l’evento, nella quale non vi sia prova che tale malattia si ricolleghi al sopraggiungere di fattori eccezionali e/o atipici, con la conseguenza che il nesso di causa deve ritenersi fondato anche quando la malattia, neoplastica e non, sia stata concausata da fattori estranei all’ambiente di lavoro.

Proprio in tale direzione procede la campagna informativa sulle Malattie Professionali del Ministero del Lavoro e della Salute, in collaborazione con l’Inail, le Regioni e le parti sociali, dove per la prima volta si riconosce ufficialmente l’importanza dell’intervento preventivo (oltre che assicurativo) delle “malattie lavoro – correlate” legato “strettamente all’informazione dei lavoratori, ma anche a una maggiore consapevolezza dei datori di lavoro e dei medici”, potenziando al massimo la capacità di registrazione, elaborazione, analisi e condivisione delle informazioni raccolte sulle malattie da lavoro al fine di individuare sempre meglio fattori di rischio e di esposizione e di porre in essere adeguate e mirate misure di prevenzione.

Dott. Francesco Martire, Medico del Lavoro, Dirigente Medico Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza Ambienti di Lavoro, Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza

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