L’acquisto via web, un crimine farmaceutico

Oltre il 50% dei farmaci commercializzati via web è contraffatto, con concentrazioni di principio attivo non corrispondenti a quelle dichiarate, sostanze diverse da quelle dichiarate o addirittura nessun principio attivo. Ma non è da escludere che si tratti di cifre sottostimate, visto la portata del fenomeno della contraffazione che è ormai sempre più un business che vede coinvolte organizzazioni criminali. È il quadro delineato dagli esperti, convenuti a Milano a una tavola rotonda sul tema. Un quadro preoccupante visto che, come sottolineato dal senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri «su Internet si viaggia e si compra di tutto a rischio e pericolo della propria salute, delle proprie tasche a anche di quelle del Servizio sanitario nazionale». A questo quadro fa da contraltare una rete di distribuzione farmaceutica “ufficiale” considerata tra le più sicure, con un rischio inferiore allo 0,1% contro una media europea dell’1%. A rincarare la dose di preoccupazione i dati emersi da un progetto Oms-Aifa, presentati da Maria Cristina Gaudiano dell’Istituto superiore di sanità. Dai tentativi di acquisto, peraltro piuttosto accessibili, di farmaci in siti internet considerati sospetti, è emerso come nel 59% dei casi nessun prodotto veniva spedito. Vere e proprie frodi commerciali perciò. Nel rimanente 41% dei casi soltanto il 5% dei farmaci recapitati era “parente” di un medicinale. Ma come scongiurare il proliferare di siti internet che vendono farmaci via internet? La politica è attiva in questo senso, sottolinea D’Ambrosio Lettieri, e la XII Commissione Igiene e Sanità del Senato ha approvato l’indagine conoscitiva sul fenomeno della contraffazione e dell’e-commerce farmaceutico. In più sono appena stati divulgati i risultati dell’operazione Pangea III, portata a termine la scorsa settimana, che ha visto il sequestro di 10000 farmaci contraffatti, importati illegalmente nel nostro paese. Passi avanti significativi che uniti all’introduzione del reato di crimine farmaceutico e a un maggiore coordinamento europeo possono aiutare nel contrasto del fenomeno.

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