la J&B sponsorizza l’arte: Spil-Me-Resonance al Chiostro di Bramante – Roma

Venerdì 25 maggio nel suggestivo  spazio – perfettamente simmetrico – del Chiostro  del Bramante si è condensata la performance/installazione “Split Me Resonance” degli artisti: Alessandro Fonte, Shawnette Poe e Fabio Rao, in collaborazione con la performer Elisabeth Kaiser.
Il lavoro dei quattro artisti  si inserisce nella rassegna Vari(e)azioni, organizzata dal Chiostro del Bramante (http://chiostrodelbramante.it/) per fornire una concreta opportunità di visibilità ai giovani che operano nel campo delle arti visive e performative, del teatro e della musica.
L’installazione “Split Me Resonance”, attraverso l’azione performativa di Elisabeth Kaiser, riflette sulla  capacità di conquista proiettiva del sé, ma mostra anche  il fallimento reiterato dell’incapacità umana.
L’azione è fortemente legata allo spazio architettonico del Chiostro. Infatti la performer (cantante lirica sperimentale), attraverserà un percorso di diciotto metri di lunghezza – reso accidentato dall’emersione dei frantumi acuminati del travertino – nel tentativo di raggiungere il proprio doppio virtuale.  Un’azione difficoltosa e fallimentare quella della  Kaiser, che tradurrà istantaneamente in suono l’interazione corporea ed emotiva con gli elementi dell’installazione. La performance –  ideata dai  quattro artisti – è, dunque,  un tentativo impossibile di ricongiungimento attraverso un’azione di  completamento  tra l’identità  e il suo doppio, descritta  mediante l’immagine della performer proiettata all’interno di un pozzo, nell’atto di immergersi ed emergere, in un gioco di riflessi e riflessione tra  reale e virtuale, tra percezione e intuizione.
L’impossibilità di guardare insieme all’aspetto immanente e a quello trascendente dei fenomeni rende però possibile la riconfigurazione di un equilibrio – pure se stremato, interrotto, frangente – tra la tensione all’inabissamento (che è una perdita di sé e il guadagno di una origine) e l’insensatezza di un canto muto (perché non  necessita una interlocuzione a distanza –  come il bambino nello stato prenatale  o perché in uno stato ideale l’articolazione è superflua).

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