Influenza A, donna morta a Messina

La Procura apre un’inchiesta per accertare il primo caso in Italia di morte causata direttamente dal virus. Ne danno notizia tutti i principali quotidiani generalisti nazionali.
«Mia sorella era sana – dice Giusy Russo, medico odontoiatra, parlando della sorella Giovanna, che probabilmente verrà ricordata, lo ha anticipato l’Istituto superiore della Sanità, come la prima vera vittima dell’influenza A in Italia – non era fumatrice, non aveva broncopolmoniti pregresse, non aveva nessuna patologia sistemica che potesse giustificare una sua non risposta ai farmaci e a tutto quello che i medici, veramente con grande professionalità, hanno fatto. Mia sorella potrebbe avere contratto la malattia come tutti noi avremmo potuto contrarla. Giovanna non è stata all’estero. Prima che lei manifestasse i sintomi del virus, erano stati colpiti da influenza i suoi figli ed i miei figli, che stavano insieme in vacanza a Lipari. Tutti sono stati trattati con paracetamolo, tachipirina e niente più, vicende sostanzialmente banali. Giovanna è stata l’ultima a manifestare i sintomi dell’influenza ma è stata la più sfortunata. Quando ha cominciato a star male non pensavo che fosse un caso di influenza A, anche se come medico avevo avuto il sospetto che c’era qualcosa, nel quadro complessivo, che avrebbe potuto rinviare ad un’infezione di tipo virale».
«L’iter del male – racconta la dottoressa Russo – è cominciato il 30 agosto, ha avuto alti bassi e cinque giorni prima del decesso, avvenuto sabato sera, i medici dell’ospedale Papardo avevano manifestato un moderato ottimismo sulla possibilità che la fibra dell’avvocatessa avesse la meglio sul morbo. Le è stato somministrato un farmaco sperimentale con proteina C attivata che in letteratura è oggi ritenuto il più potente antinfiammatorio in circolazione e che qui al Papardo hanno ribattezzato “spazzino degli alveoli”. In ospedale hanno fatto tutto il possibile, lo dico come sorella e come medico. Io stessa, al posto di chi aveva la responsabilità terapeutica avrei adottato gli stessi protocolli».
«Il gruppo di lavoro messo in piedi dal vice ministro della Salute Fazio – conclude il Messaggero – sta lavorando alla messa a punto delle linee guida che indicheranno criteri e procedure certe per quei casi, pochi ma gravi, in cui il virus dell’influenza A si trasforma in una pericolosa polmonite virale primaria. Casi, ha spiegato nei giorni scorsi lo stesso Fazio, che alla fine della pandemia non saranno più di 200 e che il Governo è realmente attrezzato per affrontare».

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