In Calabria spirano venti di secessione

Dopo quella federalista, per la Sanità pubblica è giunta la fase secessionista. Fa da apripista la Calabria, dove nelle settimane scorse il Comitato civico per la difesa della sanità dell´alto Tirreno cosentino ha ufficialmente chiesto l’annessione del comune di Praia a Mare alla Basilicata. Il motivo? L’ospedale locale, un centinaio di posti letto in tutto, è nella lista delle strutture che il piano di rientro approntato nelle settimane scorse dalla giunta calabrese vorrebbe riconvertire. Ovviamente l’appello secessionista ha i toni della provocazione, ma dà un’idea della levata di scudi con cui le comunità locali hanno accolto la manovra regionale,che prevede la chiusura di diciotto strutture e il taglio di 1.200 posti letto (con l’obiettivo di ridurre i ricoveri di almeno 100 mila unità). È ormai un réfrain che accomuna tutte le Regioni impegnate in piani di rientro e tagli di spesa. Si pensi per esempio al Lazio (vedi Doctornews di giovedì scorso), dove gli ospedali minacciati di chiusura sono addirittura ventuno. Cifre ripetute dal governatore Renata Polverini anche venerdì, al congresso nazionale della Fimmg. «Prendiamo atto dei propositi della Regione» è il commento di Pierluigi Bartoletti, segretario di Fimmg Lazio «ma attendiamo un confronto più approfondito per capire quali siano i progetti per la medicina di famiglia e il territorio. Noi siamo pronti perché da tempo ripetiamo che il vero problema su cui intervenire riguarda l’assistenza nei fine settimana e la nostra risposta sta negli studi di riferimento, dove i Mmg possono assicurare a turno l’apertura continuata nelle ore diurne».

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