Ecm, massima vigilanza sui provider accreditati

La parola d’ordine della nuova Commissione Ecm è scovare i conflitti di interesse dei provider Ecm candidati, per proteggere l’informazione medica dall’influenza delle aziende farmaceutiche, come spiega Paolo Messina, componente del Comitato di garanzia per l’indipendenza dell’Ecm. Il Comitato, organismo composto da cinque persone e già organizzato, anche se non ancora ufficialmente ratificato, è il cuore della trasparenza del sistema. Al momento, infatti, è la stessa Commissione a verificare che i provider abbiano i criteri adeguati per l’accredito, quando il Comitato di garanzia si insedierà «si occuperà soprattutto dei casi dubbi. Un secondo appello per ulteriori verifiche, in particolare sugli statuti delle società che richiedono l’accreditamento, per controllare se ulteriori attività previste possano nascondere conflitti di interesse», spiega Messina. Il conflitto di interesse, che una volta doveva essere escluso con una dichiarazione ad hoc, «oggi al contrario, come avviene negli altri Paesi, deve essere dichiarato chiaramente dal provider nel caso ci sia». «In caso di irregolarità» puntualizza «l’accreditamento viene bloccato e si chiede alla società interessata a fare formazione di chiarire la propria posizione. Ma il nostro obiettivo non è quello di essere “il nemico” dei provider. Puntiamo a un rapporto positivo, a essere propositivi per aiutarli nel superamento della conflittualità. Il nostro obiettivo è avere provider seri che facciano formazione seria».

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