E. Coli: dalla Germania una prima caratterizzazione microbiologica del batterio killer

Gli esperti parlano di “blended  virulence profile”, ossia profilo di virulenza combinato alla base dell’epidemia generata da una forma patogena del batterio Escherichia Coli, che dal maggio scorso ha provocato la morte di 39 persone per sindrome emolitico-uremica e diarrea con sanguinamento a fronte di 810 casi clinici rilevati.

Lo studio è stato effettuato su campioni del ceppo incriminato, quello di tipo O104:H4, prelevato da 80 pazienti sottoposti all’attenzione del National Consulting Laboratory for Haemolytic Uraemic Syndrome in Münster, Germania, tra il 23 maggio ed il 2 giugno 2011. I risultati di tale studio sono stati pubblicati ieri dalla rivista britannica “The Lancet” e spiegano da un punto di vista strettamente microbiologico il perché dell’estrema patogenicità del micro-organismo.

Tramite la tecnica della Polymarase Chain Reaction (PCR) si è rilevato che il ceppo del batterio tutt’ora sul banco degli imputati è il risultato di una combinazione genetica tra due diversi tipi di E. Coli, entrambi patogeni: il primo è quello che produce la cosiddetta tossina Shiga, responsabile della sindrome emolitico-uremica, l’altro presenta proprietà entero-aggreganti (ossia di aderenza all’epitelio intestinale),  provocando diarrea accompagnata da sanguinamento.

La condivisione di queste due caratteristiche microbiologiche fa si che, in seguito ad una duratura aderenza all’epitelio intestinale, il batterio possa più facilmente migrare nel circolo sistemico dove la tossina Shiga determinerà la sindrome emolitico-uremica.

Come se non bastasse, il super- batterio in questione ha presentato un ampio arsenale di β-lattamasi, quegli enzimi in grado di disattivare una gran parte degli antibiotici utilizzati nella cura di questo tipo di infezioni.

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