Antibiotici in zootecnia: allarme dagli Stati Uniti

Gli attacchi dell’ 11 settembre 2001 al World Trade Center hanno drasticamente modificato l’approccio degli americani alla sicurezza nazionale in termini di risorse umane ed economiche investite a scopo preventivo.

Le frodi alimentari però negli USA determinano un numero di vittime all’anno pari al doppio di quelle del  WTC ed ancora nulla è stato pianificato alla scopo di prevenirle. Lo scrive a chiare lettere Nicholas D. Kristof sulle colonne del New York Times. La situazione è a dir poco allarmante, scrive il cronista americano, specie se si considera che ogni anno negli USA 325.000 persone vengono ricoverate e ben 5000 perdono la vita a causa di malattie causate da cibo di scarsa qualità, con tutto ciò che ne consegue per le già precarie finanze della sanità americana.

La Food and Drug Administration ha di recente riportato che l’80 % degli antibiotici viene somministrato agli animali da allevamento anziché alle persone, ed i mezzi di somministrazione al bestiame sono l’acqua ed il cibo, soprattutto ad animali sani  a scopo preventivo, senza preoccuparsi delle squallide condizioni in cui questi animali crescono.

Nel solo stato della North Carolina  si somministra agli animali da allevamento una quantità  di antibiotici maggiore di quella usata per le persone in tutti gli Stati Uniti. Ne consegue una diffusione dilagante di micro organismi resistenti agli antibiotici in particolare lo Stafilococco Aureo Meticillino-Resistente (MRSA) che ogni anno negli USA miete più vittime dell’AIDS; un articolo pubblicato quest’anno sulla rivista “Microbiologia Ambientale ed Applicata” rivela mediamente in una fattoria americana, il 70%dei maiali risulta positivo ad un test per l’MRSA.

Tutte le denunce alle autorità fino ad oggi sembrano rimbalzare contro un muro di gomma in quanto gli interessi economici per l’industria farmaceutica ed agroalimentare ne risulterebbero compromessi.

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