Alzheimer: arriva da uno studio tutto italiano, un’innovativa tecnica per la diagnosi precoce

Arriva da un team di ricercatori italiani, l’elaborazione di un’innovativa tecnica basata sui nanocristalli d’argento, in grado di individuare la presenza delle molecole precorritrici dell’Alzheimer all’interno dei fluidi biologici. Il metodo potrebbe rappresentare un valido strumento per la diagnosi precoce della patologia

L’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile che colpisce il cervello ed, in particolare, le aree cerebrali che controllano funzioni come la memoria,il pensiero e la parola, determinando una progressiva perdita della funzioni cognitive. Nell’anziano, rappresenta la più comune forma di demenza. A causa della patologia, lo svolgimento della semplici attività quotidiane viene ostacolato: chi ne soffre infatti, tende a dimenticare eventi recenti o nomi di persone, ha difficoltà nel comunicare e nell’interagire con gli altri e , nei casi più gravi, mostra problemi nel camminare, è affetto da allucinazioni, incontinenza o disturbi dell’alimentazione. Si tratta di una patologia distruttiva soprattutto dal punto di vista sociale e relazionale, poiché responsabile della perdita del controllo delle proprie reazioni comportamentali ed emotive, nonché della propria autonomia. Al momento, una cura definitiva a questa patologia non esiste. Ora, uno studio tutto italiano, apre la strada ad una nuova importante speranza nella lotta contro l’Alzheimer. Si deve ad un team di ricercatori dell’Istituto di Fisica Applicata (Ifac-Cnr) del dipartimento di chimica e scienze geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, l’elaborazione di un’innovativa tecnica in grado di compiere una diagnosi precoce di malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer o il Parkinson. La metodologia – messa a punto con la collaborazione dell’università statale di Saratov, in Russia – si basa sull’attivazione laser dei nanocristalli d’argento a forma di cubo, in grado di individuare la presenza di proteine e biomarcatori responsabili dell’insorgenza dell’Alzheimer nei fluidi biologici quali sangue, urina e fluido cerebrospinale, anche se ancora in minima quantità. Una tecnica davvero importante dunque che, grazie alla capacità di rintracciare le molecole precorritrici della patologia, potrebbe rappresentare un valido strumento per la diagnosi precoce.

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