Tumore al polmone: scoperto il meccanismo in grado di arrestare l’avanzata delle cellule staminali tumorali
Un’ importante scoperta porta nuove speranze nel campo della lotta al tumore al polmone. Il terribile cancro, considerato uno dei ‘big killer’ più temuti, potrà presto essere debellato attraverso un meccanismo in grado di colpire le cellule staminali tumorali responsabili della sua crescita nonché della comparsa di recidive e metastasi
La ricerca oncologica continua a muovere passi da gigante, donando ai malati di tumore, valide ragioni per sperare di vincere la loro lunga e faticosa battaglia contro la malattia. Arriva proprio da uno studio italiano, la scoperta di un importante metodo per frenare l’avanzata delle cellule staminali tumorali, classificate tra le più resistenti all’azione dei farmaci e che numerosi studi, indicano come la causa principale della continua crescita del tumore, nonché della proliferazione di metastasi e delle recidive. Un grande risultato questo, che apre a grandi speranze nella battaglia contro il tumore al polmone, ai primi posti della black list dei “big Killer”, tanto che, solo nel 2016, in Italia, ha fatto contare più di 41mila nuovi casi. Lo studio – pubblicato sulla rivista Oncogene e coordinato da Rita Mancini del Dipartimento di Medicina Clinica Molecolare della Sapienza Università di Roma, in collaborazione con varie istituzioni tra cui l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e con il sostegno dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro Airc – ha consentito di individuare un enzima strettamente connesso al meccanismo di proliferazione delle cellule staminali tumorali. Si tratta dell’SCD1 che, oltre ad essere stato indicato come il principale promotore delle cellule staminali tumorali del cancro al polmone, potrebbe essere determinante anche nel meccanismo di diffusione e di crescita di tumori di altro genere. Riuscire a bloccare i processi che ne permettono la vitalità, mediante l’impiego di piccole molecole inibitorie, consentirà di porre un freno alla crescita del tumore. Positivi i risultati ottenuti negli studi su cellule tumorali in provetta. In più, “gli inibitori di SCD1 sono già disponibili per l’uso nell’uomo – ha affermato Gennaro Ciliberto, direttore scientifico del Regina Elena. L’obiettivo è ora quello di trasferire questa possibilità terapeutica nei pazienti. Contributi importanti allo studio, sono stati dati anche dall’Istituto Pascale di Napoli, dalle Università degli Studi Federico II e SUN in Campania, dall’Università di Trieste e dall’Università di Leicester in Gran Bretagna.