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Statine salvavita per prevenire problemi cardiovascolari, ma aumenta rischio diabete

Le statine proteggono il cuore ma il loro uso deve essere controllato, perché provocano un aumento del rischio di diabete

L’uso di statine e il rischio di diabete è un argomento molto dibattuto nella comunità scientifica, che da ha sempre cercato di capire e quantificare questo legame. Sono stati eseguiti diversi studi in tal senso che però hanno riscontrato che la protezione da eventi cardiovascolari gravi rimane.

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Ad esempio è stato riscontrato che fra i pazienti che assumono statine con dosaggi intensivi, si produce un caso in più di diabete per ogni 498 pazienti in un anno. Nello stesso arco temporale, di contro, l’uso di statine porta ad avere un paziente in meno colpito da eventi cardiovascolari, ogni 155 pazienti.

Le statine sono ‘salvavita’ e dunque rappresentano uno strumento fondamentale per prevenire problemi di natura cardiovascolare, tuttavia l’uso di questi medicinali impone maggiore controllo in virtù di problematiche che potrebbero sorgere.

Ciò che bisogna controllare maggiormente sono i valori della glicemia ed emoglobina glicosilata, perché questi farmaci aumentano proprio il rischio di incorrere nel diabete.

A rivelarlo, uno studio pubblicato da Scientific Reports dell’Università di Catania, coordinato da Francesco Purrello, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia (Sid).

Lo studio ha riguardato due statine, l’atorvastatina e la pravastatina. In particolare sono stati analizzati gli effetti delle due statine su cellule umane e su modelli animali con l’obiettivo di verificare se tali farmaci possono interferire e ridurre la secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas.

L’effetto verificato varia in base alla statina utilizzata, perché alcune riescono ad attraversare la barriera cellulare che hanno anche un’influenza maggiore.

Secondo Purrello «Il messaggio clinico che deriva da questo studio è che tutti i soggetti che assumono statine devono certamente continuare la loro terapia, che è un salvavita, ma devono anche controllare con una certa frequenza la loro glicemia e l’emoglobina glicosilata, parametri che indicano, se alterati, la progressione verso il diabete, che in questo caso deve essere tempestivamente diagnosticato. La raccomandazione vale soprattutto per chi ha qualche altro fattore di rischio per il diabete, come la predisposizione familiare o l’ipertensione».

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