Sei milioni di italiani sono ‘obesi dentro’, fegato a rischio
Sono sei milioni gli italiani magri che accusano problematiche che solitamente colpiscono le persone in sovrappeso e che possono predisporre allo sviluppo di malattie come la cirrosi e il tumore del fegato
Magri e longilinei fuori, obesi dentro. E’ la situazione paradossale che si stima, vede coinvolti circa sei milioni di persone in Italia. Nessuna differenza quindi fra queste persone e quelle in sovrappeso, se non esteriore, ed invece una similitudine importante che si ritrova nel metabolismo. In questi casi infatti, si ha un accumulo di depositi di grasso nel sangue o nel fegato.
A mettere in guardia sulla situazione italiana, sono stati i medici e gli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), riunitisi a Roma dal 26 al 28 ottobre scorso, in occasione del 119/mo Congresso Nazionale.
Ciò che è emerso, è che le persone magre ma metabolicamente obese, possono incorrere negli stessi problemi di quelli con soprappeso, in particolare da tenere sotto controllo è il fegato grasso, o steatoepatite non alcolica (Nash), che può predisporre allo sviluppo di malattie croniche come la cirrosi e il tumore del fegato.
Questo status può derivare da diverse problematiche o fattori, come ad esempio la genetica, lo stress, la mancanza di movimento ed infine l’eccesso di carboidrati, i quali aumentano l’insulino-resistenza. Diventa quindi fondamentale approcciarsi alla quotidianità diversamente, adottando uno stile di vita più salutare.
Ciò però, non è detto che possa bastare e infatti potrebbero essere necessari anche dei farmaci, in grado anche di prevenire la progressione verso la cirrosi epatica o l’epato-carcinoma. Tuttavia non esistono farmaci che ‘lavorano’ in questo senso ma la scienza sarebbe a un passo dalla loro definizione.
Fra le molecole, molto importanti in tal senso e dunque promettenti, vi sono gli attivatori del recettore Fxr che in pratica, è il principale regolatore della sintesi degli acidi biliari ma è anche un fattore importante nel metabolismo del glucosio e dei lipidi. Sempre nel campo della sperimentazione, si evidenzia lo studio su un farmaco che assunto per via orale e con somministrazione giornaliera, agonista β-selettivo del recettore dell’ormone tiroideo.
Il grasso epatico, negli esperimenti effettuati, sia con l’utilizzo di una molecola sia nell’altro, già dopo 12 settimane di trattamento si è ridotto in maniera consistente, dunque tutto lascia ben sperare per il futuro e per la messa in commercio di farmaci aventi tali caratteristiche.