Per la prima volta nella storia, in Italia diminuisce l’aspettativa di vita
Davvero sorprendenti sono i dati resi noti dal rapporto OsservaSalute 2015 che, per la prima volta nella storia del nostro Paese, vedono l’aspettativa di vita degli italiani 2015 in calo: 80,1 anni per gli uomini e 84,7 per le donne. Tutta colpa della prevenzione, sempre più sottovalutata
Secondo quanto contenuto nel rapporto OsservaSalute 2015 – un’analisi dello stato di salute della popolazione della qualità dell’assistenza sanitaria regionale, presentata al Policlinico Gemelli di Roma – l’aspettativa di vita degli italiani, per la prima volta nel nostro Paese, è diminuita. Si tratta di una differenza di pochi mesi rispetto all’anno precedente. Nel 2014 infatti, l’aspettativa era di 80,3 anni per gli uomini e 85 per le donne; nel 2015 invece, risulta essere di 80,1 anni per gli uomini e 84,7 per le donne. Tra le principali cause di morte, si registrano le malattie ischemiche del cuore – ischemia, infarto e angina pectoris – seguite da malattie cerebrovascolari come trombosi o ictus e malattie del cuore varie. A pesare in modo significato sull’aspettativa di vita in dimunizione, dati che potrebbero confermarsi come un trend , è la poca attenzione nei confronti della prevenzione che vuole l’Italia fanalino di coda nel mondo. Come affermato dal Ministro della Salute Lorenzin, che si è prontamente pronunciata sui dati emersi, sempre più impellente si fa la “necessità di investire di più in prevenzione, in tutte le regioni”. Mangiare in modo sano, evitare il consumo di alcol, dire no al fumo e alle sostanze stupefacenti, eseguire vaccinazioni e screening secondo i consigli della scienza sono le direttive fondamentali da seguire sulla strada di uno sviluppo della prevenzione. Allarmanti sono i dati sui vaccini per gli anziani e i bambini. Il vaccino antinfluenzale, ad esempio, è stato fatto solo dal 45% degli anziani, molti dei quali sono morti proprio a causa di complicazioni dovute all’influenza. Negli anziani ultra 65enni la copertura non ha raggiunto in nessuna regione i valori considerati minimi (75%) e ottimali (95%). Dal 2003-2004 al 2014-2015, per quanto riguarda la copertura vaccinale degli ultra 65enni, c’è stata una diminuzione a livello nazionale del 22,7%: dal 63,4% al 49%. Situazione critica anche per le vaccinazioni per l’infanzia. Se nel 2013, per quelle obbligatorie – tetano, poliomielite, difterite ed epatite B – era stato raggiunto l’obiettivo minimo stabilito dal Piano nazionale prevenzione vaccinale ovvero il 95% di copertura entro i 2 anni di età, nel periodo 2013-2014 i valori erano al di sotto del minimo, pur rimanendo al di sopra del 94%. Stesso andamento al ribasso per alcune vaccinazioni raccomandate, come l’anti-Hib e la pertosse. A minare la prevenzione, anche la scarsità di risorse pubbliche a disposizione per la sanità, di anno in anno, sempre più in calo. In particolare, l’investimento in prevenzione – che comprende, oltre alle attività di prevenzione rivolte alla persona come vaccinazioni e screening, la tutela della collettività e dei singoli dai rischi negli ambienti di vita e di lavoro, la sanità pubblica veterinaria e la tutela igienico-sanitaria degli alimenti – è solo il 4,2% della spesa sanitaria totale, ovvero 4,9 miliardi di euro. Ad incombere in modo minaccioso sulla salute degli italiani, ci pensano anche gli stili di vita scorretti e soprattutto le cattive abitudini alimentari. Mentre si registrano dati incoraggianti per quanto riguarda il consumo di fumo e alcol, in diminuzione rispetto agli anni precedenti, invariati rimangono i poco confortanti dati che vogliono gli italiani come una delle popolazioni più in sovrappeso d’Europa. Nel 2014 più di un terzo della popolazione adulta (36,2%) era in sovrappeso, poco più di una persona su 10 era obesa (10,2%); complessivamente, il 46,4% dei soggetti di età superiore a 18 anni è in eccesso ponderale, una cifra in continua crescita. Le regioni meridionali presentano la percentuale più alta di persone obese (Molise 14,6%, Abruzzo 13,1%; Puglia 11,9%) e in sovrappeso (Campania 41,5%, Calabria 39,6% e Puglia 39,4%) rispetto alle regioni settentrionali, che mostrano i dati più bassi. Sebbene il calo dell’aspettativa di vita sia generalizzato, la provincia autonoma di Trento vanta, sia per gli uomini che per le donne, la maggiore longevità (rispettivamente 81,3 e 86,1 anni). In fondo alla classifica c’è la Campania, con la speranza di vita alla nascita più bassa: 78,5 anni per gli uomini e 83,3 per le donne.