Noi e i soldi: l’importanza di rimettere in primo piano i giusti valori
Ogni volta che guardo il mio estratto conto vado in ansia. Come ho potuto spendere tutti questi soldi? Ogni lettura è come una seduta psicologica: 90 euro dall’estetista, 400 in palestra, e i cellulari? Più la rata della macchina e l’affitto … Eppure non sono in rosso, anzi, ho qualche risparmio, sempre poco per tutto quello che vorrei fare, ma meglio di niente. Cerco di tranquillizzarmi ma l’ansia non se ne va. Cerco di capire di cosa posso fare a meno e mi sento ancora peggio. Allora lavoro di più, guadagno di più e non penso più a cosa mi servono i soldi, lavoro e basta. Gli altri pensano che io sia un’assatanata, in verità ho solo paura del futuro.
Come posso migliorare il mio rapporto con il denaro?
Maria Laura B.
E’ vero che abbiamo il denaro in testa? Che i soldi sono l’unità di misura di tutte le cose? Che l’anima di chiunque ha un prezzo? All’inizio del ‘900 il filosofo e sociologo tedesco Georg Rimmel in Filosofia del denaro diceva che era pericoloso ridurre tutto in termini quantitativi. Ma il denaro è il motore del mondo moderno e con esso occorre fare i conti. Dal boom delle lotterie ai clamorosi default, dal successo del microcredito al precariato, per arrivare alla fine dell’era dell’I love shopping collettivo. Occorre distinguere tra necessità assolute e bisogni secondari. Per vivere un rapporto sereno con i soldi, dopo aver guardato vetrine ed il conto corrente bancario, guardiamo bene dentro di noi, studiamo il nostro bilancio economico-emotivo. Soltanto così riusciremo ad affrontare la questione soldi nella coppia (cosa si mette in comune?), nel rapporto con i figli (quanto concedere? Come insegnare il valore del denaro?) e nel lavoro (valgo quello che mi pagano?) e impareremo a parlarne. Parlare di soldi oggi è ancora un argomento tabù.
Qual è il nostro rapporto con il denaro?
Lucia, medico, risparmia tutto quello che può per il futuro ed è scontenta. Francesca ha uno stipendio medio basso, ma non le basta per inseguire il suo ideale di bellezza, rifarsi il seno ed il naso. Simona, consulente, non riesca parlare di soldi, a trattare il suo compenso. Roberta spende tutto in vestiti, ma certe volte non apre nemmeno le confezioni. Tutte loro hanno una quota di infelicità e di ansia: perché? Il denaro non è più in tasca ma in testa. Se guardiamo alla nostra educazione al nostro passato, troveremo qualche indizio per scoprire le radici del nostro rapporto con i soldi, ed è vero che la nostra eredità è prevalentemente psichica. La madre di Simona per esempio non ha mai lavorato: nella sua famiglia il denaro passava alle donne tramite gli uomini ed era strumento di solidarietà piuttosto che di accumulo. E’ difficile per Simona comprendere il linguaggio delle aziende poiché la sua percezione del denaro è identica a quella materna.
Oggi più che mai il denaro è diventato l’ossessione, lo strumento che l’uomo possiede per diventare potente, emergere di fronte agli altri. Il denaro finisce per sostituire la stessa anima dell’uomo. Crea un legame che diventa dipendenza , mentre dà l’illusione di essere liberi. Il disturbo da denaro è una sindrome comune, patologie come lutto da perdita (tipico di chi ha investito in aziende fallite), angoscia da shopping (provare senza comprare centinaia di vestiti), ossessione nevrotica, continuo bisogno di soldi, cercati come droga senza avere in cambio nessun benessere, sembrano essere molto più frequenti di un tempo. Forse per questo anche chi non vive particolari patologie prova oggi un forte senso di disagio: l’estratto conto è un check up spirituale, ti dice chi sei, che cosa ti puoi permettere e quello che vali . Ma è possibile fare i conti con il nostro io? Si se cerchiamo di capire a cosa ci servono i soldi. Come dice Vittorino Andreoli : la prima funzione del denaro è quella di liberarci dalle nostre necessità primarie. Il telefonino può essere definito un bene primario? La seconda è quella di un antidoto contro la paura (problemi di salute, mancanza di lavoro) e il prezzo della paura è altissimo al punto da impedirci di apprezzare il presente. La terza è quella decorativa, ovvero il denaro come simbolo, il denaro addosso: abiti, gioielli, ma anche un corpo levigato, liftato, ringiovanito. Perciò grazie al conto in banca colmiamo quei vuoti dovuti alla sensazione di bisogno e mancanza, compriamo sicurezza ma anche affetto. Un regalo costoso è un modo per compensare la mancanza. A volte con il conto in banca si compra anche un’identità.
Quando è utile fermarsi a riflettere: i consigli dello psicologo
Se avere più soldi ci permettesse di vivere qualitativamente meglio non ci sarebbe niente di male. Il problema è che non è cosi, non solo, ma se il nostro rapporto con i soldi rimane ansioso e vogliamo migliorarlo, quando abbiamo capito cosa compriamo in realtà, dobbiamo chiederci se questo è il solo modo per comprare stima, affetto, comprensione e considerazione sociale. Qui è necessario fermarsi e comprendere la nostra situazione, se non siamo capaci di farlo da soli facciamoci aiutare.
Star bene con i propri soldi, pochi o tanti che siano, implica un incontro sincero con sé stessi. Per questo motivo ciò che impedisce una buon rapporto con il denaro è la fretta, si vive nella fretta e nell’indifferenza, tutto è accelerato, abbiamo perso il controllo e l’uso del tempo. Consumiamo il tempo anziché utilizzarlo. Il denaro apparentemente semplifica la vita perché ci permette di comprare qualsiasi cosa di cui apparentemente abbiamo necessità. Abbiamo in realtà bisogno di farci un esame di coscienza per dare spazio al silenzio, valutare i nostri limiti, lasciar emergere le convinzioni più profonde. Se lo facciamo riusciamo a distinguere i desideri fasulli dai bisogni veri, uscire dalla confusione affettiva e dalla passività con la quale partecipiamo a certi riti collettivi. Il denaro deve essere preso come un mezzo, un passaporto per affrancarci dalle necessità . Se siamo consapevoli che la migliore parte di noi necessita di essere considerata non in termini quantitativi ma qualitativi occorre per noi usare una moneta migliore ovvero il nostro tempo e i nostri sentimenti.
Dott.ssa Elisa Mazzola, Psicologa