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Nei prossimi 5 anni in Italia mancheranno 11.800 medici

E’ allarme medici in Italia, si stima infatti che nei prossimi 5 anni ne mancheranno quasi 12 mila e ciò è dovuto a pensionamenti o perchè lavoreranno nel privato

Da qui a 5 anni nel sistema sanitario nazionale vi saranno più uscite che new entry di medici, pertanto si stima che ne mancheranno 11.800, anche nel caso in cui si procedesse con lo sblocco del turn over. I motivi di tale fenomeno sono da attribuire al fatto che il 35% dei medici lascia il lavoro prima dei limiti di età, perché si prepensiona o per andare nel privato ma anche perchè un medico specializzando su 4, preferisce non scegliere il servizio pubblico.

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A lanciare un vero e proprio SOS è la Federazione delle aziende sanitarie pubbliche (Fiaso). Il quadro della situazione italiana è stato tracciato infatti, dal Laboratorio Fiaso sulle politiche del personale, che ha svolto uno studio, presentato in occasione dell’Assemblea annuale della Federazione delle aziende sanitarie pubbliche.

L’indagine ha riguardato un campione rappresentativo di 91 aziende sanitarie e ospedaliere, che rappresenta il 44% del sistema sanitario pubblico. Uno studio che fa preoccupare perchè emerge che un medico su tre, lascia per motivi diversi dal raggiunto limite di età.

Ad intervenire Francesco Ripa di Meana, Presidente Fiaso, che spiega “uscite anticipate dei medici dal servizio pubblico hanno varie ragioni, come la paura dell’innovazione organizzativa e tecnologica e di veder cambiare in peggio le regole del pensionamento, oppure il dimezzamento necessario dei posti di primario, che ha finito per demotivare tanti medici a proseguire una carriera oramai senza più sbocchi”.

In particolare, le carenze maggiori si registrano per igienisti, patologi clinici, internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori. Dalla Fiaso però giungono delle proposte per trasformare un problema che, stante le cose, sarà vissuto da qui a breve, in un’opportunità per migliorare i servizi. Il presidente ha spiegato infatti che attraverso “una maggiore valorizzazione delle professioni non mediche, maggiore integrazione tra medici di base, pediatri di libera scelta e medici ospedalieri”. Tale proposta può essere affiancata da una seconda, cioè impiegare i “medici neo laureati per la gestione dei pazienti post acuzie dopo un affiancamento con tutor esperti”.

“Si tratta di innovazioni – rileva Ripa di Meana – già in atto in molte nostre Aziende e che possono trasformare in opportunità di miglioramento dei servizi la criticità del fabbisogno di medici nel nostro Paese”.

– Fonte ANSA

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