Manovra e sanità: Federfarma getta acqua sul fuoco

In questi caldi giorni di inizio estate, le alte temperature non sono prerogativa esclusiva della meteorologia; il clima politico è arroventato dallo spettro dell’incombente manovra economica che, non si è ancora capito  come, dovrà raggranellare una quarantina di miliardi di euro onde evitare di far fare al nostro bel paese la fine della Grecia.

L’unico dato certo è che si dovrà ulteriormente tagliare la spesa pubblica, ed essendo il comparto della sanità una tra le voci in bilancio di maggiore entità, vien da sé che le risorse destinate alla salute pubblica saranno tra le più colpite dalla scure del ministro Tremonti.

Le Farmacie, e soprattutto i loro titolari non dormono certo sonni tranquilli: oltre ad essere creditori di parecchie mensilità arretrate nei confronti delle Asl, adesso dovranno addirittura fare i conti con il taglio della  spesa farmaceutica territoriale, che, a differenza di quella ospedaliera, era stata virtuosamente mantenuta nei limiti precedentemente imposti dai vincoli di bilancio.

Uno degli elementi che suscita particolare preoccupazione è dato dal fatto che, nell’ultima bozza in circolazione , continuano a mancare cifre che quantifichino l’entità della sforbiciata, sebbene alcuni giornali parlino esplicitamente di un abbassamento del tetto dal 13,3 al 12,5% a partire dal 2013.

Non manca tuttavia chi lascia trapelare un velato ottimismo come il Segretario Nazionale di Federfarma Alfonso Misasi  il quale invita a non dimenticare che «la Manovra incrementa il fondo sanitario nazionale dello 0,5% nel 2013 e dell’1,4% nel 2014, quindi il taglio nel tempo verrà in parte riassorbito. E poi c’è la promessa riclassificazione in Pht di un po’ di farmaci ospedalieri, che dovrebbero finire in dpc e passare dalle farmacie. Insomma, fatta la somma algebrica di tutti gli interventi, usciamo meno peggio di altri comparti».

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