La quarta età
Gent. Dott.ssa, le scrivo perché ho una zia che sta per raggiungere il secolo. Quando parliamo di terza età mi rendo conto che la zia non appartiene più nemmeno a questa fascia anzi per alcuni aspetti è fuori da ogni fascia, ma allora a che fascia appartiene? Confesso che è più in forma e presente di tante persone più giovani che oggi incontro e soprattutto ha una capacità di apprendimento degli aspetti tecnologici che mi sorprende ogni volta. Allora le chiedo, ma c’è una relazione tra l’età cronologica e l’età psicologica, sociale, biologica delle persone? Se si qual è?
Caterina B.
Al giorno d’oggi l’allungamento della vita media mette in evidenza il numero sempre più crescente di persone anziane e pone nuove questioni e tematiche da affrontare. La fase della gioventù è caratterizzata da un rallentamento che sposta in avanti progressivamente il passaggio dalla fase della giovinezza alla prima età adulta (es. completamento degli studi e la ricerca del lavoro stabile). Si diversificano, di conseguenza anche l’età adulta e la vecchiaia. Si parla infatti sempre più frequentemente di “vecchi-giovani” (old-young) e di “vecchi-vecchi” (old-old), di terza, quarta e magari anche di quinta età. La terza età, per definizione, è un’età caratterizzata da buone condizioni di salute, inserimento sociale, disponibilità di risorse diverse e realizzazione personale.
La quarta fase dell’età è caratterizzata maggiormente dalla dipendenza e dal progressivo decadimento fisico. L’invecchiamento assume pertanto diversi aspetti: non è più considerato esclusivamente un processo di senescenza dove tendono a decadere le funzioni scarsamente esercitate ed in cui l’individuo diminuisce quantitativamente le proprie strutture e perde progressivamente le proprie funzioni; ma è valutato ed osservato come un andamento evolutivo nel quale permangono e migliorano le funzioni maggiormente utilizzate.
L’invecchiamento umano si svolge con modalità, ritmi e conseguenze, variabili da individuo a individuo. Essendo in realtà un fenomeno complesso, non può essere affidato alla sola età cronologica, ma devono essere considerate anche le altre “età”: l’età psicologica, l’età sociale, l’età biologica, le quali, nel loro insieme, forniscono indicazioni più accurate rispetto la reale condizione della persona. L’Età è una costruzione sociale, riconosciuta e condivisa, ogni società infatti, è caratterizzata da una propria suddivisione in periodi e transizioni che scandiscono i tempi sociali. Il ciclo di vita, pertanto risulta determinato dalla società e trasformato da individui e gruppi nel loro percorso esistenziale.
Gli elementi base dell’invecchiamento:
1- Componente genetica: definisce il ritmo, le fasi, la durata del processo di invecchiamento
2- Componente culturale: influenza, anche se in forme diverse a seconda della popolazione di appartenenza, il processo di senescenza. Una buona istruzione, un adeguato livello culturale, l’utilizzo costante delle funzioni cognitive e di memoria, sembrano agire positivamente sull’invecchiamento
3- Componente economica:molte ricerche documentano una significativa differenza nel modo di svolgersi dell’invecchiamento fra gli appartenenti alle classi socio-economiche più fortunate e quelli appartenenti alle classi più disagiate, per questi ultimi la senescenza incide più frequentemente con modalità negative. In un quadro di inadeguate risorse economiche diventa più difficile affrontare adeguatamente l’insorgenza di patologie croniche che richiedono interventi costanti e costosi
4- Componente caratteriale: a differenti tipologie caratteriali corrisponde una diversa modalità di invecchiare. La personalità è in stretta connessione con l’ambiente e le modalità adattative della persona dipendono da questa interdipendenza
5- La famiglia: l’invecchiamento varia notevolmente se un individuo vive solo, in coppia. Nel processo di invecchiamento e nella genesi della patologia nell’anziano infatti risulta essere influente anche il fattore dell’eventuale perdita del partner
Quali sono le problematiche frequenti legate all’invecchiamento:
– Perdita di memoria
– Difficoltà nelle attività quotidiane
– Problemi con il linguaggio
– Disorientamento spazio temporale
– Diminuzione della capacità di giudizio
– Problemi con i concetti astratti
– La cosa giusta al posto sbagliato
– Cambiamenti nell’umore e nel comportamento
– Cambiamenti di personalità
– Mancanza di iniziativa
I consigli dello psicologo
La neuropsicologia ha attivato strumenti importanti per la diagnosi del declino mentale e per la sua prevenzione quali per esempio attività testistiche che sono “culture-free” e non fanno riferimento al grado di istruzione del soggetto e che possono dare informazioni personalizzate sul funzionamento delle principali attività cognitive, quali memoria, attenzione, concentrazione, linguaggio e astrazione, e fornire suggerimenti su come mantenerle in ottima forma anche con la ginnastica mentale (yoga, training autogeno, test di efficienza mentale). Le problematiche cognitive (come smemoratezze, disattenzioni e disorientamento) compromettono seriamente la qualità di vita dell’individuo e, oltre certi limiti, determinano anche elevati costi sociali. Le persone non devono rassegnarsi a questa perdita di lucidità perché l’evidenza scientifica suggerisce che, con opportuni accorgimenti (nella sfera dell’alimentazione, del movimento e degli esercizi mentali), è possibile mantenere ad un livello costante e ottimale l’abilità, la flessibilità e le prestazioni mentali.