“La devolution non funziona più né per la sanità, né per la farmaceutica”: Pani (Aifa)

aifa[1]Il Direttore Generale dell’AIFA Luca Pani, in un’intervista rilasciata al periodico Omeca: “L’Italia è un Paese strano – ha detto Pani – da un lato ci sono le prescrizioni non adeguate, dall’altro, la scarsa aderenza alla terapia. Pensiamo agli anziani, ma anche ai malati psichiatrici. Pochissimi tra coloro che stanno male si curano e ciò determina il rischio di danni anche gravi per la salute. Appare quindi necessario un cambiamento culturale profondo in cui un ruolo fondamentale è svolto dai colleghi della Medicina generale e dai Farmacisti. L’adesione alle terapie va, infatti, controllata meglio. Il paziente, se non trae beneficio dalle terapie, deve tornare dal medico e riferirgli che quella cura non funziona. La Medicina del territorio svolge un ruolo chiave ed è per questo che abbiamo attuato il posizionamento del medico di medicina generale al centro del nostro sistema di gestione e controllo. E’ solo con la loro piena collaborazione, unitamente a quella dei farmacisti, che si può vincere una partita difficile e complessa come quella dell’aderenza alle terapie”.
Nel corso dell’intervista Pani ha affrontato anche il tema dell’adozione di corretti stili di vita che consentano di evitare o ridurre il ricorso al farmaco. “ Da un anno portiamo avanti un corposo lavoro di studio e comparazione sul tema. Le due classi di farmaci più consumate sono quelli cardiovascolari e quelli per il sistema gastroenterico. Entrambe fortemente impattate dagli stili di vita. Siamo il secondo Paese al mondo, dietro gli Stati Uniti, per obesità infantile. La dieta mediterranea si è incrociata con i fast food. La prevenzione, in cui i pediatri di libera scelta rivestono un ruolo fondamentale, non può iniziare a 14 anni. Il ruolo dei pediatri di libera scelta è basilare per anticiparla”. Pani ha quindi delineato i tratti di una nazione, l’Italia, in cui la cultura del farmaco sembra imperante. “Spendiamo 25 miliardi e 200 milioni di Euro l’anno in classe A. Anche da ciò si intuisce che quel che occorre è un cambio culturale. E le prescrizioni della libera scelta valgono altri miliardi. Per capirci, il Fondo sanitario nazionale vale circa il 9 per cento del Pil che equivale a circa 108 miliardi di Euro, ovvero la cifra che copre l’intera spesa sanitaria italiana; quella farmaceutica incide con la territoriale per l’11,5 per cento, mentre quella ospedaliera, che dovrebbe rientrare entro il 3,6 per cento del Fondo, viaggia verso percentuali un po’ più alte”. Luca Pani ha poi illustrato come sia cambiato negli ultimi decenni il contesto di riferimento in cui viviamo, il ruolo delle nuove molecole e dei farmaci ad alta tecnologia. “In un prossimo futuro, con le nuove molecole a impatto prevalentemente ospedaliero, la spesa potrebbe sfondare. Stiamo controllando la situazione con grande attenzione. Per la prima volta nella storia della Food and Drug Administration sono state approvate 37 nuove molecole.
L’ultima volta che avevamo numeri del genere era il 1997. Sono il 40 per cento in più rispetto al biennio precedente i farmaci ad alta tecnologia che stanno arrivando agli ospedali. Si tratta di molecole biotecnologiche, anticorpi monoclonali, basate su biomarker per reparti ospedalieri. Sono approvate da Fda, dall’Ema e dall’Aifa oltre che dalle altre Agenzie nazionali. E noi parliamo ancora di Prontuari regionali e titolo V. Negli ultimi cinquant’anni il Paese ha investito sul Sistema sanitario nazionale un patrimonio ineguagliabile. Ce l’ha fatta e ha avuto un grande merito: è nato il rapporto medico-paziente.”
Pani ha infine ripercorso le tappe che hanno segnato il suo lavoro in AIFA, dal suo arrivo due anni fa a oggi.
“Sono stato nominato da Fazio nel novembre del 2011. Dopo una settimana è caduto il governo e al ministero della Salute sono cambiate le strategie. Ma il ministro Balduzzi mi ha lasciato dov’ero. Peraltro, in Aifa siamo gli stessi della Danimarca. Peccato che loro fronteggino sei milioni di abitanti e noi 60. Controllare, capire e gestire il sistema con un traguardo: garantire la salute dei cittadini. Con un occhio, spesso tutt’e due, alla sicurezza: dalle staminali ai vaccini. Noi regolamentiamo, brutta parola ma è così, il rischio/beneficio e il beneficio/prezzo”. Il Direttore Generale ha poi evidenziato le distorsioni che impattano sulla spesa sanitaria, come ad esempio la siringa da insulina che va da 3 a 65 centesimi o le protesi in ceramica per le anche da 280 a 2.500 Euro. “Manca un’Agenzia regolatoria centrale che tenga conto anche dei costi dei dispositivi medici e della diagnostica. E va detto che ormai il titolo V della Costituzione non è applicabile alla Sanità e alla Farmaceutica. La devolution nella tutela della salute non funziona e ho un sospetto: forse, è anche anticostituzionale”.

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