Depressione e disturbi dell’umore? Colpa anche dello spread

Le statistiche confermano l’aumento dei disturbi mentali, soprattutto della depressione, ma anche di ansia, insonnia, abuso di alcol e di droghe a causa della condizione di stress e preoccupazione per il futuro che stiamo vivendo in questo periodo di crisi finanziaria e di valori, un pò come è già successo con la grande crisi americana degli anni Trenta, dopo il crollo del comunismo in Unione Sovietica nei primi anni Novanta e durante la crisi finanziaria del sud-est asiatico della fine degli stessi anni Novanta. Si è rilevato che per ogni punto percentuale di disoccupazione in più, il tasso di suicidi nella popolazione, al di sotto dei 65 anni, aumenta dello 0,79 per cento. In Italia nel 2008 il tasso di suicidi e tentati suicidi per problemi economici è aumentato di 5 volte; in Grecia dal 2009 al 2007 furti e omicidi sono raddoppiati e dal 2009 al 2010 il consumo di eroina è raddoppiato e il tasso di infezioni tra gli utilizzatori è decuplicato. Una crisi che è cominciata nel 2009 colpendo soprattutto i top manager e che ora sta coinvolgendo anche la gente comune. Laddove ci sono fragilità, vulnerabilità, perdita di stabilità e riduzione della resilienza, cioè della capacità dell’uomo di affrontare e risolvere le difficoltà della vita, uscendone addirittura rafforzato, le persone possono andare incontro a una serie di disturbi mentali che provocano più danni disfunzionali, sul piano sociale, rispetto a quelli che comporta una patologia fisica. Purtroppo anche le soluzioni a questi problemi sono condizionate dalla crisi: fra spending review e tagli alla sanità, il rischio è che non si possa aiutare adeguatamente chi ha bisogno. I suicidi sono una delle complicanze più drammatiche della depressione, una patologia che sta diventando un’emergenza mondiale. Non a caso il World Mental Health Day (si celebrerà il 10 ottobre prossimo, in concomitanza con il 46mo Congresso della Società Italiana di Psichiatria che prenderà il via a Milano il 7 ottobre) sarà dedicato proprio a questa patologia che, secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della sanità, diventerà, nel 2030, la malattia cronica più frequente.

Fonte: www.corriere.it/salute

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