La Corte sentenzia: il farmacista è una garanzia
E’ stata respinta la procedura di infrazione mossa all’Italia a proposito della riserva della titolarità delle farmacie. “E’ un precedente che rende la professione più forte” commenta Andrea Mandelli “che deve spingerci a difendere e allargare il nostro ruolo nel Servizio sanitario a tutela del cittadino”
La Corte di Giustizia, relativamente alla Causa C-531/06 per inadempimento in tema di titolarità delle farmacie, dichiara la piena compatibilità della legislazione italiana rispetto al Trattato nella misura in cui riserva la titolarità dell’esercizio delle farmacie private alle sole persone fisiche laureate in farmacia e a società composte esclusivamente da soci farmacisti. Conformemente alle conclusioni dell’Avvocato Generale Yves Bot, presentate lo scorso 16 dicembre 2008 e disattendendo la tesi della Commissione, la Corte riconosce la piena responsabilità e competenza degli Stati membri in materia di salute pubblica, la priorità degli interessi di carattere generale sulle libertà economiche, nonché l’adeguatezza e proporzionalità della riserva. “Riteniamo che la sentenza della Corte sia soprattutto una vittoria dei cittadini europei, per i quali si conferma il diritto ad avere un Servizio sanitario, di cui la farmacia fa parte, incardinato sulla tutela della salute e non della tutela dei mercati” ha dichiarato il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani. “Ovviamente è anche una vittoria della professione, e di chi come la Federazione degli Ordini per prima, e inizialmente da sola, ha supportato la difesa dell’ordinamento italiano, fornendo al Governo una memoria per rispondere alle contestazioni. Un ringraziamento va all’Avvocato dello Stato Giuseppe Fiengo e a tutto il collegio di difesa, che è stato assistito fin dalle prime battute dall’Avvocato Antonella Anselmo, legale della Federazione. Un ringraziamento è doveroso anche per la delegazione Federale che ha seguito questa importante vertenza, composta dal Segretario Maurizio Pace e dal tesoriere Franco Cantagalli”. Come si ricorderà la vicenda era stata messa in luce dalla Federazione già nel 2006, quando grazie all’intervento federale la Commissione Europea concesse una proroga di trenta giorni al Governo italiano per rispondere alle contestazioni mosse, oltre che all’Italia, a Spagna, Francia, Austria, Germania in materia di riserva di titolarità delle farmacie ai soli farmacisti o a società composte da soci farmacisti. In realtà l’azione della Commissione europea si è ben presto configurata come un attacco a tutte quelle norme che rendevano il servizio farmaceutico parte integrante del Servizio sanitario nazionale, come l’istituzione della pianta organica e le procedure concorsuali. “Eppure si tratta dell’assetto prevalente nell’Unione e la sua razionalità trova oggi una conferma nelle parole stesse della sentenza della Corte. Infatti si dice chiaramente che la riserva della titolarità può sì limitare la libertà di impresa, ma questa limitazione è ampiamente giustificata dall’obiettivo di garantire un rifornimento di medicinali alla popolazione sicuro e di qualità” commenta Andrea Mandelli. Il punto è che il farmaco non è una merce come le altre, il suo uso improprio può causare danni alla salute della popolazione e, di conseguenza, gli Stati possono garantirsi da questa evenienza ricorrendo in via esclusiva a professionisti che, come dice la Corte, godano di un’effettiva indipendenza professionale. Si tratta, insomma, di garantire la salute dei cittadini e, in questo ambito, lo Stato nazionale può decidere in completa autonomia. Nella sentenza non si dimentica che se il farmacista nella sua attività persegue comunque un lucro, al pari peraltro di qualsiasi operatore sanitario, “si ritiene che gestisca la farmacia in base non ad un obiettivo meramente economico, ma altresì in un’ottica professionale. Il suo interesse privato, connesso alla finalità di lucro, viene quindi temperato dalla sua formazione, dalla sua esperienza professionale e dalla responsabilità ad esso incombente, considerato che un’eventuale violazione delle disposizioni normative o deontologiche comprometterebbe non soltanto il valore del suo investimento, ma altresì la propria vita professionale”. “La pronuncia della Corte comunitaria” ha commentato Luigi d’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani e segretario della 12a Commissione Igiene e sanità “è importante anche in relazione al dibattito legislativo in corso nel nostro Paese, dove proprio nella 12ma Commissione del Senato è cominciato il confronto su alcune proposte di riordino del servizio farmaceutico. Sarà inevitabile tenere conto dell’esito positivo del contenzioso europeo, che promuove il modello di farmacia professionale fortemente integrata nel sistema di salute nazionale che il nostro Paese ha sempre sostenuto”. “Mi sembra che la sentenza renda alla perfezione la tesi che la Federazione ha sempre sostenuto con forza e che sono state rappresentate al meglio dall’Avvocatura dello Stato. Siamo quindi di fronte a un risultato positivo, anche se la partita europea non è chiusa completamente, visto che pendono ancora alcune procedure di infrazione e sono stati depositati dei rinvii pregiudiziali anche da Tribunali amministrativi italiani. Però oggi c’è un precedente importante. Infine” conclude Mandelli “spetta ai farmacisti italiani rendere ogni giorno più ricca di contenuti l’appartenenza della farmacia al Servizio sanitario: è da sempre un nostro impegno che non verrà mai meno”.