Innocenti e reclusi: il dramma di decine di bambini rinchiusi nelle carceri italiane
Sono circa settanta e, loro malgrado, di fatto scontano la pena insieme alle loro madri, essendo questo l’unico modo di evitare il trauma della separazione.
Antonio Crispino , giornalista per il Corriere della Sera, ha incontrato alcuni volontari dell’associazione “a Roma insieme” che da anni entrano in contatto con storie di ordinaria emarginazione in carcere tra drammi umani e contraddizioni del sistema.
“E’ disumano sottoporre un bambino alle leggi del carcere” sostiene Gioia Cesarini Passarelli, presidente dell’associazione, soprattutto nei casi in cui necessitano di cure mediche. Nel momento in cui il figlio di una donna detenuta dovesse contrarre una malattia, circostanza che rende ancor più indispensabile la presenza della madre, viene trasferito in una struttura sanitaria dove la madre non può seguirlo, perdendo pertanto ogni contatto con lui.
Il ministro della Giustizia Paola Severino ha recentemente dichiarato che “il carcere anche nelle situazioni migliori, è un luogo incompatibile con le esigenze di socializzazione e di corretto sviluppo psico- fisico del bambino”.
E come darle torto? Purtroppo chi non ha visto con i propri occhi tali situazioni difficilmente può comprendere lo stridente contrasto tra urla, risate e pianti di un bambino, situazione assimilabile ad un ambiente allegro e colorato di un asilo infantile, con lo squallore di ambienti fatiscenti, malsani e male odoranti.