Il gigante cinese ha i soldi ma non può spenderli
Con i tempi che corrono, istruzione e formazione sono due concetti che tendono ad essere inquadrati in un’ottica di bene di consumo piuttosto che venir considerati due bisogni primari essenziali in una società moderna. Sia a livello locale che nazionale assistiamo costantemente ad una loro subordinazione a sempre più risicati vincoli di bilancio che, seppur imprescindibili, spesso pretendono di raggranellare risorse laddove si dovrebbe garantire l’eccellenza in termini di qualità e capillarità del servizio erogato. Questo paradosso è stato stigmatizzato dalla celebre frase dell’ex presidente della Harvard University Prof.Derek Bok “If you think education is expensive, try ignorance”, lett. se pensate che l’istruzione sia troppo costosa, provate con l’ignoranza. Se ne sta attualmente accorgendo la Cina, il cui Pil, a dispetto della crisi globale cresce vertiginosamente. Il colosso asiatico, ha recentemente varato in materia di sanità alcune riforme che costeranno alle casse dello stato ben 125 miliardi di dollari, gran parte dei quali destinati all’acquisto di apparecchiature medico – diagnostiche. Una triste sorpresa, di natura tutt’altro che economica, ha drasticamente rallentato tale processo di investimento: Un eventuale acquisto di macchinari di nuova generazione deve essere al momento ridimensionato in quanto la Cina, soprattutto nelle aree rurali, è priva di personale sanitario qualificato ed aggiornato che possa sfruttare al meglio la strumentazione tecnica-scientifica che si intendeva acquistare.