Il dolore è uno dei maggiori problemi di salute pubblica: lo riconosce l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

Secondo l’ISTAT la popolazione italiana presenta un’incidenza del dolore cronico del 21,7 % che corrisponde a circa 12.686.335 di abitanti. Un numero relativamente elevato. Purtroppo la “malattia dolore” non sempre è riconosciuta o, cosa ancor più grave, chi ne è afflitto non sempre viene creduto. Una sorta di “dramma nel dramma” per coloro che affetti da questa sofferenza cronica non sanno a chi rivolgersi.
Studi epidemiologici e di settore effettuati da federDolore hanno evidenziato come nell’ambito della patologia correlata al dolore viene allocata una spesa sanitaria inefficace ed inefficiente, che raggiunge circa il 18-23% della spesa corrente; sia in termini di ricorso a pronto soccorso che di utilizzo di risorse inappropriate come: utilizzo improprio di TAC, risonanza magnetica, radiografie e ricoveri impropri; nonché l’utilizzo a scopo terapeutico di sostanze farmacologicamente attive, ritenute improprie per un piano di cura a lungo termine.
Riteniamo che una puntuale applicazione della legge 38/10, disposizione per garantire l’accesso alle Cure Palliative e alla Terapia del Dolore possa diventare il manifesto di una nuova idea di Sanità, dove la razionalizzazione e l’eccellenza possano essere i riferimenti per un’alta clinical governance ed un’appropriata clinical competence.
La normativa, infatti, nel suo primo articolo, declina “il diritto di ogni cittadino italiano a poter accedere alle strutture di terapia del dolore e cure palliative”.
Siamo di fronte ad un nuovo corso che dovrà rivoluzionare il nostro sistema di garanzia alla salute. L’attenzione al diritto a non soffrire, infatti, porrà il paziente in primo piano, generando un circuito virtuoso che sarà l’occasione per rendere più appropriate, efficienti ed economiche le prestazioni.
Affinchè tale concetto venga realmente applicato e, dunque, divenga capace di dare risposta alla complessità ed alla rilevanza epidemiologica della malattia dolore, la legge ha predisposto modelli gestionali nuovi ed innovativi mediante il coinvolgimento di figure specialistiche e con un’ampia e condivisa collaborazione sia con il territorio nonché con una più capillare e corretta informazione della popolazione in grado di produrre cambiamenti di tipo culturale.
Ma chi si sta attrezzando alla sua applicazione concreta in Italia?
La Regione Calabria, tra le prime in questo settore, si è dotata di strumenti normativi approvando i decreti 11162-11163 “Linee guida per l’attuazione della rete di Terapia del Dolore e Cure Palliative”. Utilizzando risorse dedicate previste dagli obiettivi prioritari del PNS 2009- 2010 la Regione Calabria ha finanziato il progetto “Costituzione della rete regionale integrata” ed ha individuato presso l’azienda Ospedaliera di Cosenza, grazie all’incisiva volontà del Direttore Generale della stessa avv. Paolo Gangemi: il Centro Hub di Terapia del Dolore e Cure Palliative diretto dal dott. Francesco Amato.

La suddetta Unità Operativa riconosciuta già nel 2009, da uno studio sulla correttezza delle procedure (pubblicato sul Corriere della Sera il 15- Nov.-2009) tra i primi dieci centri in Italia capaci di offrire le più aggiornate tecniche di studio che permettono di individuare ed analizzare l’origine della patologia dolorosa del singolo paziente.

Lo studio fisiopatologico del dolore permette un’accurata analisi dello stato funzionale del sistema di fibre afferenti sensitive coinvolte nelle individuali patologie; permettendo di effettuare in modo organico e di routine il trattamento della maggior parte delle sindromi algiche quali:

• dolore cranio-facciale-cervicale
• cefalee
• neuropatie post herpetiche
• lombalgie
• lombo-sciatalgie
• neuropatie diabetiche
• neuropatie periferiche
• nevralgie post -traumatiche
• sindrome dell’arto fantasma
• dolore articolare
• dolore muscoloscheletrico
• ernia del disco
• dolore neuropatico
• dolore neoplastico

Un sistema innovativo che mira a riorganizzare tutto il sistema sanitario regionale affinchè le prestazioni offerte saranno capaci di “dar voce” al dolore e, dunque, pace ai tantissimi sofferenti.
Per tale motivo si è pensato, in coerenza con il dettame di legge, di declinare un modello organizzativo di coordinamento interaziendale per l’integrazione delle reti di Terapia del Dolore, Cure Palliative, Oncologia e Riabilitazione, per costruire, pertanto, il percorso diagnostico terapeutico assistenziale del paziente fragile.
Lavorando con l’integrazione del Dipartimento Regionale si vuole costruire, inoltre, una griglia che servirà a realizzare un Osservatorio Regionale sul buon uso dei farmaci specie quelli oppioidi, che devono essere incentivati e monitorati nel corretto uso vincendo le resistenze culturali.
Monitorizzando e governando i flussi informativi, come secondo obiettivo la struttura di Cosenza così identificata dovrà erogare servizi di eccellenza regionali.
L’identificazione dovrà essere attutata in ottemperanza a criteri d’indirizzo che valorizzino:
-La specificità innovativa in settori naive a forte potenzialità di sviluppo in settori dell’umanizzazione-qualità percepita del servizio sanitario.
-Capacità di modificare setting di governo clinico in patologie ad alto costo sociale.
-Alto grado di rappresentatività organizzativa-professionale su aree regionali.
-Attività d’investimenti dal privato – no profit-
-Rapporto positivo tra costi di investimento-fattibilità in arco temporale breve.
Pertanto si segnala che la suddetta Unità Operativa si è sottoposta volontariamente ad un processo di certificazione sulla qualità da parte dell’Agenzia Sanitaria dell’Emilia Romagna con esito favorevole.
Questa riorganizzazione ribadisce, dunque, l’importanza di creare un lavoro di squadra tra Governo, Regioni, strutture sanitarie, medici e infermieri, per far sì che quanto previsto sulla carta si concretizzi nella pratica clinica calabrese.

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