I pazienti denunciano, I medici si difendono, la sanità soccombe
La professione medica è senza ombra di dubbio la più complessa al mondo. Anni di studio tra libri e reparti di ospedale, anni di precariato inseguendo la chimera di una stabilità personale, economica e professionale con la drammatica consapevolezza che la scienza non può sempre presumere di poter dare certezze laddove c’è in gioco la salute o la vita di una persona. Tempi duri per i medici al giorno d’oggi, soprattutto per coloro che hanno fatto del giuramento di Ippocrate una ragione di vita. Il problema è sempre lo stesso: spiegare ai pazienti che un medico non è onnipotente.
Gli episodi di mala sanità in Italia sono all’ordine del giorno, purtroppo però spesso si finisce con l’attribuire colpe a chi ha solo il merito di assumersi le responsabilità imposte della propria etica professionale. Ecco perché di fronte ad ogni decesso o complicazione di patologia il medico viene messo alla gogna sempre e comunque, il tutto costantemente amplificato dai media.
I dati diffusi ieri dal presidente della Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni (Simla), Paolo Arbarello, nel corso dell’appuntamento di apertura delle “Giornate medico legali romane ed europee”, oltre ad essere allarmanti lasciano presagire, a meno di un’inversione di tendenza, un triste destino per la sanità italiana. I contenziosi negli ultimi anni hanno visto un incremento del 145%, con un conseguente costo per le casse delle aziende ospedaliere di 500 milioni di euro all’anno, soprattutto per i settori di ostetricia e la ginecologia.
Le compagnie di assicurazione, riferisce sempre il presidente del SIMLA, si rifiutano di rinnovare le polizze, pertanto i medici sono costretti ad operare costantemente in un regime di auto tutela.
Tale situazione non giova a nessuno; se da un lato molti camici bianchi peccano spesso di leggerezza, o addirittura di irresponsabilità nell’ambito della pratica professionale, dall’altro l’opinione pubblica dovrebbe tener presente che, per una disciplina così delicata, non è umanamente possibile dare certezze, e per un medico può non essere così semplice prendere decisioni di vitale importanza per pazienti e familiari con il costante rischio di essere ritenuto colpevole anche di ciò che va oltre le proprie responsabilità.