H5N1 e rischi bioterrorismo: pubblicato su Nature uno dei due studi secretati
Si era trattato di una vera e propria censura di stato; tuttavia, considerando l’estrema complessità dell’argomento, è piuttosto difficile esprimere giudizi di merito. Il virus dell’influenza aviaria, per il momento, non è più agli onori delle cronache ed il grande pubblico pare averlo, forse temporaneamente, rimosso.
C’è chi però in questi ultimi mesi non ha mai smesso di considerarlo un sorvegliato speciale, magari cercando di anticiparne le mosse. E’ il caso di due gruppi di ricerca, uno olandese l’altro statunitense, mossi dal desiderio di vederci chiaro su quali tipi di mutazioni genetiche dovrebbe subire il virus H5N1 per diventare facilmente trasmissibile da uomo a uomo.
(Si ricorda a tal proposito che la pandemia del 2009 era stata scatenata dal virus H1N1, a rapida diffusione ma non letale. Nettamente più infausti sono gli effetti dell’H5N1, gravemente patogeno ma che si propaga tra i mammiferi con molta più difficoltà).
I gruppi di ricerca in questione, effettuando mutazioni mirate nel genoma del virus sono riusciti nel loro intento, ossia hanno ricreato in laboratorio un virus dalla patogenicità simile all’H5N1, in grado però di propagarsi per via aerea tra mammiferi con estrema facilità. Scopo ultimo dei ricercatori è quello di avere a disposizione il virus prima ancora che si diffonda spontaneamente in natura, in modo tale da poter mettere a punto un vaccino efficace con largo anticipo rispetto ad un eventuale contagio su vasta scala.
Nel dicembre della scorso anno la “US National Science Advisory Board for Biosecurity” (NSABB), un organismo governativo statunitense, suggerì di censurare temporaneamente i due lavori per il timore che i risultati potessero essere utilizzati a scopi stragisti da qualche gruppo terrorista.
Nel corso di quest’anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva espresso parere opposto, ritenendo che, nell’ottica di un rapporto rischio – beneficio, mantenere gli esperimenti segreti sarebbe stato ben più nocivo in quanto non avrebbe consentito neanche alle istituzioni universitarie lo scambio di preziose informazioni.
Lo studio statunitense, coordinato dal prof. Yoshihiro Kawaoka dell’ Università del Wisconsin–Madison, è stato pubblicato oggi dalla rivista Nature. Lo studio olandese, guidato dal prof. Ron Fouchier dell’ “Erasmus Medical Center” di Rotterdam è in via di pubblicazione da parte dell’altrettanto prestigiosa rivista Science.