Fibrosi cistica: una speranza di vita nelle ricerche europee
E’ una grave patologia genetica ereditaria che colpisce un bambino ogni 2500 e che porta a vivere un’esistenza caratterizzata da cure continue e speranze di vita appese ad un filo. La ricerca contro la spaventosa fibrosi cistica, però, continua a riservare piacevoli sorprese: una nuova terapia potrebbe addirittura allungare la vita dei pazienti.
Con un trend in purtroppo rapida ascesa – si stima che nel 2025 ci sarà un incremento del 20 percento tra i piccoli pazienti e del ben 78 percento tra quelli adulti – è necessario incrementare gli sforzi della ricerca contro la fibrosi cistica per permettere alle persone affette da questa grave patologia di vivere il più a lungo e il meglio possibile. In tal senso, fornisce una speranza completa un imminente progetto europeo finanziato con 50 milioni di euro per lo studio di nuovi antibiotici, soprattutto per via inalatoria. “Non esiste ancora una cura per la fibrosi cistica – ha ammesso Francesco Blasi, Presidente della Società Italiana di Medicina Respiratoria (Simer) e Coordinatore Scientifico degli studi clinici del programma europeo – Ma la malattia viene controllata sempre meglio, tanto che la sopravvivenza è aumentata in maniera lineare negli ultimi sessanta anni”.
“Oggi la maggioranza dei bambini sopravvive, di conseguenza il numero degli adulti con fibrosi cistica è cresciuto e crescerà considerevolmente nei prossimi anni, in Italia ancor più che in altri Paesi europei grazie alla qualità delle cure e dell’assistenza nel nostro Paese: uno scenario – sottolinea Blasi – Che impone un ripensamento dei circa 30 centri per la fibrosi cistica, che dovranno sempre più essere in grado di gestire pazienti over 18 e dovranno anche essere potenziati e aumentati di numero”. Importante, sottolinea Blasi, è inoltre la presenza nel team di ricerca di uno pneumologo, dato che la malattia intacca principalmente le vie polmonari.
“L’obiettivo del consorzio iABC (inhaled Antibiotics in Brochiectasis and Cystic Fibrosis), che coinvolge 22 organizzazioni ed enti in dieci Paesi europei, è individuare nuovi farmaci per via inalatoria che allevino i sintomi delle infezioni respiratorie croniche, causa principale di malattia e mortalità in questi pazienti – conclude Blasi – I nuovi antibiotici, che verranno valutati in un periodo di cinque anni in risposta a un urgente bisogno di nuove terapie inalatorie, consentiranno di migliorare la qualità della vita dei pazienti e l’efficacia a lungo termine delle terapie”.