Enuresi notturna, due milioni di italiani fanno la pipì a letto
Il disturbo dell’enuresi notturna riguarda ben due milioni di italiani, fra adulti, adolescenti e bambini: il rischio è che se non trattato adeguatamente, il disturbo potrebbe scaturire l’incontinenza in età più avanzata
L’enuresi notturna è considerato un disturbo, più che una malattia, e consiste nella perdita involontaria e completa di urine durante le ore notturne, ovvero nel sonno.
Riguarda bambini di età compresa fra i 4-5 anni, sino ai 14. L’enuresi notturna è certificata quando si hanno casi non sporadici di perdita di urine e quindi frequenti. Secondo alcuni, si può dire di soffrire questo disturbo quando per almeno 3 volte a settimana si presentano tali fenomeni mentre per altri sono sufficienti due notti a settimana.
In ogni caso, in Italia vi sono 1,2 milioni di bambini e adolescenti tra i 5 e 14 anni e oltre 700 mila adulti che fanno la pipì a letto. In particolare, per gli adulti, si tratterebbe di persone che non hanno affrontato il problema in giovane età e che quindi in età avanzata il disturbo ha quasi come trasformato il problema in incontinenza.
L’occasione per parlare e discutere di questo problema è stata la conferenza stampa sul tema ‘Enuresi notturna nel bambino e l’importanza di contrastarla’ che si è tenuta ieri al Senato su iniziativa della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) e in collaborazione con l’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione.
E’ emerso che soffre di enuresi notturna il 10-20% di bambini di 5 anni, il 5-10% a 10 anni e il 3% tra i 15 e i 20 anni. Come sempre, la precocità della diagnosi diventa molto importante e la terapia se tempestiva può dare ottimi risultati.
L’enuresi notturna infatti, è anche un fastidioso problema che va ad agire sull’autostima del bambino e il suo perdurare rappresenta un fattore di rischio di incontinenza in età adulta.
“Un dato preoccupante è che da studi recenti risulta che il 60% dei bambini con enuresi non viene sottoposto a visita pediatrica, il che significa che oltre 700 mila non sono presi in carico per il loro problema” – ha spiegato Maria Laura Chiozza, urologa pediatra del Dipartimento di Pediatria all’Università di Padova.
Il presidente della Sipps Giuseppe Di Mauro ha puntato il dito contro i genitori: “Se il problema è ancora sommerso è a causa della loro omertà. I genitori volutamente non parlano con il pediatra, forse perché se ne vergognano o, peggio ancora, ritengono erroneamente che si tratti di un disturbo psicologico. Ma noi pediatri sappiamo che non è affatto così”.