Ecocolordoppler dei vasi extracerebrali e intracerebrali nella patologia cerebrovascolare
L’Ictus, illustra il dott. Antonio Siniscalchi neurologo presso l’Azienda Ospedaliera di Cosenza e Membro Nazionale della Società Italiana Interdisciplinare Neurovascolare, è la terza causa di morte e la principale causa di disabilità nei paesi industrializzati. Inoltre è la più frequente malattia neurologica che richiede ricovero. I fattori di rischio modificabili per gli attacchi ischemici transitori (TIA) e/o l’ictus ischemico sono: ipertensione, dislipidemia (incremento dei grassi circolanti nel sangue), diabete, fumo e la stenosi dell’arteria carotidea (un vaso extracerebrale). L’incidenza della stenosi carotidea aumenta esponenzialmente con l’età e con i fattori di rischio. Molti studi clinici hanno dimostrato l’importanza dell’utilizzo dell’ecocolordoppler arterioso, in particolare dei vasi del collo (vasi extracerebrali), nella prevenzione della malattia cerebrovascolare. Questa metodica strumentale caratterizzata da una rapidità di esecuzione, da bassi costi e facilmente riproducibile, è in grado di definire la presenza o meno di processi aterosclerotici (stenosi da placca) a carico dei vasi carotidei e di meglio definire la presenza di una stenosi carotidea non solo in termini di percentuale di stenosi, ma anche in termine di ecostruttura della placca (se molle o calcifica). Le stenosi dell’arteria carotidea possono essere sintomatiche e dare segni clinici come la perdita di forza degli arti, difficoltà a parlare o perdita transitoria della vista o asintomatiche. Nei casi di stenosi dell’arteria carotidea superiori al 70%, il rischio di ictus è maggiore che per stenosi inferiori. Per questo si decide di operare le stenosi superiori al 70% o inferiori ma sintomatiche. Anche se la severità della stenosi guida la decisione clinica, la composizione della placca (se molle o calcifica) è fondamentale nel determinare il rischio di ictus. Infatti, una placca “molle o instabile” è composta da materiale che il flusso sanguigno può dislocare causando emboli che stanno alla base dell’ictus. L’ecocolordoppler è l’esame diagnostico di prima scelta per identificare più accuratamente il profilo di rischio di ictus ischemico in pazienti affetti da malattia cerebrovascolare ed, eventualmente, per porre indicazione all’intervento chirurgico sulla base della severità della stenosi e dell’ecostruttura della placca (placca stabile o instabile).
Pertanto, nei pazienti senza fattori di rischio il primo ecocolordoppler delle carotidi può essere eseguito tranquillamente a 55 anni, mentre nei pazienti con plurimi fattori di rischio (fumo, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia e dializzati) sarebbe auspicabile eseguirlo al di sotto dei 50 anni. Solo in casi eccezionali come in presenza di rare patologie congenite (Medionecrosi cistica, Marfan ecc) note al paziente e al medico, l’ecocolordoppler carotideo si rende necessario in giovane età (< 40 anni) per valutare eventualmente una dissecazione congenita o uno pseudoaneurisma. Ovviamente anche un evento traumatico diretto o indiretto (colpo di frusta cervicale) potrebbe rendere necessario questo esame a qualsiasi età per valutare eventualmente la presenza di danni alla parete dei vasi del collo.
Ancora più interessante appare l’utilizzo dell’ecocolordoppler transcranico (o dei vasi intracerebrali) nel paziente affetto da ictus ischemico e candidato ad un trattamento trombolitico. L’utilizzo dell’ecocolordoppler transcranico, cioè a carico dei vasi intracerebrali, ci permette di identificare la sede della stenosi del vaso arterioso cerebrale, di seguire l’evoluzione dell’eventuale ricanalizzazione o riocclusione del vaso arterioso e di valutare la presenza o meno di segnali microembolici locali.
Recenti studi clinici hanno dimostrato la possibilità di utilizzare l’ecocolordoppler transcranico non solo per una diagnosi di stenosi a carico dei vasi cerebrali, ma anche per un effetto terapeutico. Infatti, nella fase acuta di un evento cerebrovascolare ischemico il trattamento tromboembolitico è più efficace in contemporanea presenza degli ultrasuoni associato all’utilizzo di mezzi di contrasto. Tutto ciò a dimostrazione che gli ultrasuoni utilizzati durante un trattamento trombo litico endovenoso hanno un effetto sinergico sulla lisi del trombo. Quest’ultima metodica definita sonotrombolisi rappresenta un’ulteriore passo avanti nell’utilizzo degli ultrasuoni nei pazienti affetti da patologia cerebrovascolare ischemica acuta.