Diabete autoimmune: + 3,4% di bambini europei interessati
In Italia sono in 15 mila gli under 15 con diabete 1. Casi in notevole aumento anche nell’est Europa. Cause e fattori ambientali in gioco
Sulla base di uno studio coordinato da Chris Patterson della Queen’s University a Belfast, che vede tra gli autori anche Valentino Cherubini, direttore di Diabetologia Pediatrica presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona, i casi di diabete di tipo “insulino-dipendente” salgono in Europa del 3,4% ogni anno e se il trend resterà questo raddoppieranno nel giro di 20 anni.
Anche in Italia la situazione è particolarmente allarmante anche se al di sotto della media europea. Secondo una stima i pazienti under 15 interessati da casi di diabete 1 sono circa 15 mila.
Francesco Dotta, ordinario di Endocrinologia dell’Università di Siena e membro della Società Italiana di Diabetologia, commenta così :”C’eravamo già accorti e questa pubblicazione lo certifica che la frequenza del diabete di tipo 1 sta aumentando e che aumentano soprattutto i casi sia nei bambini molto piccoli sia nei giovani adulti; quindi sicuramente ci sono dei fattori ambientali che sostengono questo aumento”.
Ma quali sono questi fattori? Dotta precisa che :”Potrebbe essere il risultato di cambiamenti nelle abitudini alimentari e di altri fattori che si modificano di conseguenza alla dieta come ad esempio il microbioma intestinale. Sappiamo ad esempio che nell’intestino dei soggetti a rischio di diabete 1 ci sono microbi più patogeni che facilitano la risposta infiammatoria che poi innesca la malattia”. Non solo, altra eventualità è che con l’aumento del sovrappeso si innalzi anche l’incidenza sia al diabete tipo 1 che a quello tipo 2. E’ risaputo infatti che un bambino in sovrappeso sia maggiormente predisposto a contrarre il diabete.
Avviene così soprattutto nell’Europa dell’Est, dove negli ultimi tempi sono notevolmente migliorate le condizioni igieniche. Sembrerebbe un paradosso ma un cambiamento del genere, se si verifica in tempi particolarmente rapidi come è accaduto nelle zone interessate, favorisce le malattie autoimmuni.
Dotta però conclude “che se non troviamo le cause dell’aumento registrato e se non capiamo come prevenire la malattia poco si può fare; oggi le migliori conoscenze sulla malattia ci stanno dando una serie di suggerimenti su come intervenire ed è possibile che nel prossimo futuro trial clinici sia sulla prevenzione, sia sulla protezione delle cellule che producono insulina all’esordio della malattia saranno sempre più frequenti”.