Approvata legge contro il traffico illecito di organi, previsti fino a 12 anni di reclusione per i trafficanti
Da oggi, 24 novembre, via libera alla legge contro il traffico di organi il cui giro d’affari globale è stimato in quasi un miliardo e mezzo di dollari. Per i trafficanti, previsti fino a 12 anni di carcere
Oggi, 24 novembre, via libera alla legge contro il commercio illecito di organi umani, approvata in via definitiva dalla commissione Giustizia della Camera. Si tratta di una misura fondamentale contro un fenomeno che rappresenta una gravissima violazione dei diritti umani fondamentali che colpisce soprattutto soggetti deboli e in stato di bisogno. La legge, passata all’unanimità, prevede la reclusione da 3 a 12 anni per chi vende, acquista o procura organi prelevati dal vivente, e il carcere fino a 7 anni per chi ne organizza il traffico. Quello del commercio illegale di organi è un problema che coinvolge in modo drammatico l’intero globo, per un giro d’affari che si aggira intorno ad un miliardo e mezzo di dollari. Stando ad una stima realizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità, almeno il 10% di tutti i trapianti di rene a livello mondiale effettuati nel 2005 sarebbe stato frutto di un traffico illegale. Asia e Sud America le aree del mondo con i casi maggiori. A facilitare una pratica tanto squallida ed aberrante, l’utilizzo sempre più massiccio della Rete sulla quale cresce il numero delle comunità virtali nelle quali è possibile acquistare o vendere organi. Tra i più richiesti, troviamo i reni. La preoccupazione è crescente e per questo, Paesi direttamente convolti, quali la Cina, hanno iniziato ad adottare maggiori misure di controllo. L’inasprimento delle pene contro i trafficanti di organi attuato in Paesi tradizionalmente colpiti dal fenomeno, quali l’India, ha determinato una nuova carta geografica di traffico. L’interesse dei commercianti si sta dunque spostando verso nuove mete quali la Colombia, il Pakistan e le Filippine. Il considerevole aumento il numero di europei pronti a raggiungere queste zone per trapianti illegali ne è una riprova.